Abbazia di S. Maria di Staffarda – Foto: Giulietta Vizzotto

a cura di Giulietta Vizzotto

A Revello in provincia di Cuneo si trova uno dei monasteri medievali più importanti del Piemonte.

L’Abbazia di S. Maria di Staffarda fu costruita tra il 1122 e il 1138 e, come il Castello della Manta di cui abbiamo già raccontato, si trova nella pianura che affaccia sul Monviso nel territorio dell’antico marchesato di Saluzzo.
I monaci giunti dalla Francia, attenendosi alla regola cistercense che pone il lavoro manuale al centro della vita spirituale, si adoperarono per apportare elaborate opere di bonifica sui terreni acquitrinosi donati dal marchese Manfredo I e fecero sorgere, su quei 1300 ettari di terra, oltre all’abbazia, una fiorente azienda agricola.
In pochi anni Staffarda divenne un importante centro religioso e agricolo, luogo di preghiera e crocevia per lo scambio dei prodotti della terra, cuore della comunità saluzzese e punto di riferimento per la vita politica, economica e sociale di quel territorio. Successivamente, a partire dal XIII secolo, perse questa sua centralità strategica.

Chiostro – Foto: Giulietta Vizzotto

Nel 1690 l’abbazia venne invasa dalle truppe francesi di re Luigi XIV, guidate dal generale Nicolas de Catinat de La Fauconnerie, che si scontrarono con l’esercito piemontese comandato da Vittorio Amedeo II di Savoia.
Nel corso della battaglia di Staffarda gli uomini del generale Catinat entrarono nell’abbazia  provocando ingenti danni: furono distrutti l’archivio, la biblioteca, parti del chiostro e del refettorio.
Soltanto alcuni decenni dopo, grazie all’aiuto finanziario offerto da Vittorio Amedeo II, fu possibile restaurare la struttura, ma i lavori di ricostruzione, che si svolsero dal 1715 al 1735, alterarono in parte le originali forme gotiche del complesso religioso.

Giardino interno – Foto: Giulietta Vizzotto

Papa Benedetto XIV nel 1750, con una bolla pontificia, fece entrare l’abbazia di Staffarda nel patrimonio storico-culturale dell’Ordine Mauriziano di Torino che tuttora custodisce questo luogo.
In ossequio alla regola di San Benedetto che impone sobrietà e frugalità in ogni espressione della vita religiosa, anche l’architettura romano-gotica del monastero riflette il rigore cistercense benedettino. L’imponente abbazia si compone di una struttura a tre navate con absidi semicircolari e l’utilizzo di materiali naturali come pietre e mattoni a vista, sottolinea la rinuncia a ogni tipo di sfarzo.
In fondo al catino absidale si possono ammirare il polittico di Pascale Oddone del 1531, l’altare in legno realizzato da Agostino Nigra nel 1525 e il gruppo ligneo della crocifissione.

Il Polittico di Pascale Oddone – Foto: Giulietta Vizzotto

In fondo alla navata di destra troviamo la Rosa di Staffarda, un emblema misterioso e dall’origine incerta, probabilmente un màndala cristiano, composto da un intreccio di cerchi e curve asimmetrici rispetto alla parete.

Interno della chiesa – Foto: Giulietta Vizzotto

Il chiostro, circondato da colonnine, è il centro della vita monastica e luogo di raccordo di vari ambienti quali: il refettorio, dove ancora vi è traccia di un dipinto raffigurante L’ultima cena, e la sala capitolare.
La facciata, con portico a quattro arcate, si trova leggermente arretrata rispetto al resto della struttura ed è stata realizzata in una fase successiva.

Veduta esterna del chiostro – Foto: Giulietta Vizzotto

A completamento del complesso abbaziale si possono vedere la foresteria e il mercato coperto. Una curiosità di questa abbazia è il singolare evento che si replica ogni anno ormai dalla metà del secolo scorso. Una colonia di 1200 femmine di pipistrello di due specie diverse (Vespertilio maggiore e Vespertilio minore) arriva ogni anno i primi giorni di aprile e prende possesso di un suo vano per partorire ed allevare un piccolo a testa, per poi allontanarsi nuovamente nel mese di ottobre. Gli scienziati hanno scoperto che le femmine ricordano dove sono nate e ritornano l’anno successivo per far nascere i loro piccoli nello stesso luogo. Attraverso un monitor collegato ad una telecamera, chi si trova in visita all’abbazia in quel periodo può osservare la colonia di pipistrelli che, trattandosi di specie in via di estinzione, in questo ambiente protetto non viene mai disturbata per permettere loro di riprodursi.
Non sono gli unici animali a prediligere questi luoghi, infatti il chiostro è presidiato da una colonia di gatti che si aggirano indisturbati. I visitatori, nel corso del tour, vengono accompagnati da questo insolito staff di felini che li osserva a debita distanza di sicurezza, come farebbe ogni buon guardiano che si rispetti.

Il ‘rifugio’ dei pipistrelli – Foto: Giulietta Vizzotto

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