Scorcio del Villaggio Leumann – Foto: Giulietta Vizzotto
a cura di Giulietta Vizzotto
Lontano dalle più turistiche mete sabaude, ma vicino alla città di Torino, possiamo incontrare uno dei più importanti esempi di patrimonio archeologico industriale italiano: il Villaggio Leumann.
Ubicato nella periferia del capoluogo torinese, nel comune di Collegno, fu edificato a partire dal 1875 e terminato nel 1912 dall’imprenditore svizzero Napoleone Leumann.
Egli fu precursore e indomito realizzatore di una politica sociale all’avanguardia per i tempi, che si prefiggeva di migliorare il tenore di vita dei propri dipendenti affinché potessero godere di salute fisica e morale, occupandosi anche di provvedere all’educazione ed istruzione dei loro figli.
Napoleone Leumann, discendente di una famiglia di imprenditori elvetici, giunse a Torino dalla vicina Voghera, dove già possedeva una fiorente industria per la lavorazione del lino, attirato dalle vantaggiose offerte che la città di Torino offriva agli imprenditori che volevano trasferire le loro attività produttive nella zona, concedendo terreni a basso prezzo e agevolazione fiscali, oltre a fornire manodopera specializzata a prezzi molto competitivi. Questa scelta strategica dell’amministrazione torinese, nacque dall’esigenza di portare la città di nuovo al centro della scena nazionale, dopo che aveva perso il titolo di capitale del Regno d’Italia, trasferita prima a Firenze e in seguito a Roma, e si rivelò quanto mai efficace attirando molti imprenditori, tanto da contribuire negli anni a farla diventare la nuova capitale dell’industria.
Il Villaggio Leumann – Foto: Giulietta Vizzotto
La scelta di questo vasto lotto di terra, circa 60.000 metri quadrati, non fu casuale: esso era attraversato da due canali irrigui, e l’acqua era elemento quanto mai necessario alle varie fasi di lavorazione del cotone. Inoltre era servito da un collegamento ferroviario con la città di Torino, essenziale per gli operai che, provenienti dalla città o dalle periferie, dovevano raggiungere il posto di lavoro.
Il nucleo centrale fu occupato dai capannoni della produzione tessile, ai lati sorsero due comprensori composti da una serie di villini in laterizio, con due piani fuori terra, ispirati alla tradizione edilizia padana ma con chiari elementi riferibili all’origine elvetica di Leumann, circondati da un piccolo orto-giardino e separati da una via principale al fondo della quale si poteva ammirare la chiesa di Santa Elisabetta.
Pur essendo calvinista, Napoleone Leumann volle dotare il villaggio di una chiesa cattolica che commissionò all’ingegner Pietro Fenoglio, il quale la realizzò totalmente in stile Liberty, attualmente forse l’unica nel nostro paese, poiché il Liberty, in Italia, era considerato uno stile inopportuno per la realizzazione di architettura sacra.
Il Villaggio Leumann – Foto: Giulietta Vizzotto
Oltre alle soluzioni abitative, l’imprenditore istituì una serie di opere assistenziali gratuite come la cassa malattia, la cassa nuziale, la cassa pensione e la liquidazione, che per noi sono diritti insindacabili, ma che potevano sembrare inconcepibili alla classe imprenditoriale dell’epoca. All’interno degli ordinati vialetti che si intersecano tra i piccoli villini, Leumann fece sorgere tanti altri edifici di pubblica utilità. Nel comprensorio est si possono vedere:
- il convitto delle giovani operaie, dove risiedevano tutte le ragazze giovanissime che arrivavano dai paesi vicini, lasciavano le loro famiglie e si trovavano a dover vivere da sole: ciò rassicurava i loro genitori che, seppur lontane da loro, venivano seguite e protette;
- il refettorio, che in seguito fu trasferito nell’area dello stabilimento, e che ora non è più visibile;
- l’edificio dei bagni pubblici, per consentire a tutti gli abitanti del villaggio di mantenere una costante igiene personale, indispensabile per contrastare infezioni e malattie (ricordiamoci della presenza dei due canali irrigui che, oltre a servire alle esigenze produttive dello stabilimento, alimentavano i bagni pubblici e anche il lavatoio);
- il teatro, che offriva agli abitanti del villaggio momenti di svago e di cultura;
- l’albergo Il Persico che poteva essere usato per ospitare gli eventuali visitatori provenienti da fuori.
Nel comprensorio ovest trovarono posto: l’ufficio postale, la scuola materna, la scuola elementare, la palestra, il circolo per gli impiegati, uno spaccio alimentare e l’asilo nido, in origine all’interno dello stabilimento e in seguito ospitato in una graziosa palazzina accanto allo stabilimento.
L’ambulatorio medico era situato in prossimità dell’entrata dell’opificio, mentre speculare all’ingresso dello stabilimento si può ancora vedere la piccola costruzione che fungeva da stazione ferroviaria, ora non più in funzione.
Il Villaggio Leumann – Foto: Giulietta Vizzotto
Attualmente le abitazioni sono ancora utilizzate come tali, mentre gli edifici che ospitavano i servizi sono tuttora utilizzati per funzioni pubbliche.
Il convitto delle operarie oggi ospita la biblioteca civica, l’albergo è diventato la sede di varie associazioni, mentre i bagni pubblici ospitano il centro anziani.
L’ufficio postale, la scuola e la chiesa, invece, continuano a mantenere la loro funzione originaria.
Il Cotonificio Leumann restò attivo per un secolo, dal 1875 al 1972, poi, dopo la crisi del tessile, venne notevolmente ridimensionato e chiuse definitivamente nel 2007.
Il Villaggio Leumann – Foto: Giulietta Vizzotto
Attualmente il villaggio è abitato da alcuni ex-dipendenti e da un centinaio di famiglie. A prendersi cura della valorizzazione e della promozione del Villaggio Leumann, attraverso l’organizzazione di visite guidate, di attività culturali di vario genere e del reperimento di fondi per la ristrutturazione, è l’Associazione amici della scuola Leumann.
Entrare nel Villaggio Leumann è come fare un salto indietro nel tempo: un luogo magico, costruito a misura d’uomo, in cui lo sguardo non può che percepire bellezza e incanto.