Panoramica di Spaccanapoli – Foto: Giorgio Manusakis
Guardando Napoli dall’alto, si impone allo sguardo una linea lunga e netta che l’attraversa come una coltellata, ma non una coltellata inferta per odio; una di quelle coltellate antiche, che si chiamavano sfregi e che colpivano il volto amato della donna che non voleva più carezze. Cosa orribile e barbara lo sfregio, ma che ben esprime quella consistenza contemporanea di amore e odio, repulsione e desiderio, vita e morte, intrinseca nel ventre di Napoli. È proprio quel ventre, antico ma prodigiosamente fertile, che accoglie questa ferita: Spaccanapoli.
Spaccanapoli non è solo un percorso, non è solo una strada chiamata “decumano inferiore”, non è solo una scorciatoia che ti porta ovunque tu voglia o non voglia andare, è il passaggio obbligato attraversi i misteri millenari della città.
Il suo stesso nome contiene un atto violento e ostile, ma anche la sostanza di una vibrazione antica. Spaccanapoli è il cuore di Napoli, un cuore spaccato perché un cuore amante e l’amore, si sa, se non spacca non esiste.
Si faccia un respiro profondo prima di intraprendere il percorso, perché lascia senza fiato.
Il giallo vaniglia di Castel S. Elmo guarda dall’alto il viandante che subito diventa pellegrino e questuante: chi si addentra a Spaccanapoli cerca per forza qualcosa e, se non ne è consapevole, se ne accorge subito.
E via: dalle morbide colline del Vomero agli angusti vicoli dei Quartieri Spagnoli, attraversando via Toledo e oltre, immergendosi in un vicolo antico fino a Piazza del Gesù, da cui una Madonna, oggetto di mille leggende, osserva su un alto obelisco. E poi ancora nel budello, in questo percorso ora largo e ora stretto che ci conduce e ci sospinge con spinte ritmate, ora violente ora gentili, come quelle del parto.
Tutto intorno colori, gemiti e grida, clacson, persone di ogni genere, porcellane di Capodimonte, ori, libri, pasta, sfogliatelle, corni e gobbetti, anime del purgatorio in terracotta, pastori del presepe. Ogni storia, ogni mito, ogni oscura profezia di questa città riverbera a Spaccanapoli.
Piazza S. Domenico, S. Gregorio Armeno, Via Duomo e anche S. Chiara, i palazzi nobiliari, l’Ospedale delle bambole, l’Archivio di Stato, la statua del Dio Nilo o Corpo di Napoli.
È un percorso iniziatico che consente di cogliere l’anima millenaria di Partenope e che ti fa innamorare delle sue leggende. Spaccanapoli è il posto dove il tuo cuore può riassestarsi, riposare, perché, come la dolce nenia di una mamma, ti sussurra “non amareggiarti, tutto passa, tutto scorre e tutto resta”.
Spaccanapoli vista da San Martino – Foto: Giorgio Manusakis