La locandina dell’evento e Gaetano Bonelli con Antonio Cortese Cimitile – Foto (modificata) concessa dal Museo di Napoli – Collezione Bonelli
Nell’81° anniversario delle Quattro Giornate, il Museo di Napoli – Collezione Bonelli, situato nel Rione Materdei, propone fino al prossimo 6 ottobre un allestimento contenente fotografie e documenti storici inediti.
Un excursus storico sulle più note insurrezioni popolari a Napoli I cittadini napoletani nel corso dei secoli sono stati protagonisti di forti reazioni contro gli usurpatori e i governanti che li hanno in diversi modi oppressi e le pagine di storia, più o meno note, ci raccontano di piccole e grandi ribellioni popolari: già nel 615 d. C. Napoli, sotto la guida di Giovanni Consino, lottò per l’indipendenza del proprio ducato dall’impero bizantino; nel 1284, in seguito ai Vespri Siciliani, si verificò una sommossa a Napoli contro gli angioini, repressa però con l’aiuto dell’aristocrazia locale; nel 1509 nobiltà e popolo di Napoli insorsero per impedire che in città fosse introdotto il Tribunale dell’Inquisizione, costringendo gli Spagnoli a desistere. Quasi quaranta anni dopo, nel 1547 (la rivolta dei baroni) la storia si ripete, ma ancora una volta, dopo aspre guerriglie, gli spagnoli devono rinunciare. Nel 1564, anche il viceré spagnolo, il duca di Alcalà, dovette presto arrendersi dal terzo tentativo di portare l’Inquisizione a Napoli, proprio a seguito di tumulti popolari; meno nota è la feroce insurrezione del 1585 contro gli spagnoli, dovuta all’esportazione di grano napoletano in Spagna, che determinò un grosso aumento del costo del pane e una grande carestia. In questo caso chi pagò con la vita l’ira dei napoletani fu l’Eletto del Popolo, Giovanni Vincenzo Starace, reo, con gli altri compagni, di aver permesso l’esportazione; come non ricordare poi la celeberrima insurrezione antispagnola del 1647, guidata da Masaniello e dalla sua mente politica, Giulio Genoino, contro l’alto livello della pressione fiscale, unito a un generale malcontento popolare. La fine di Masaniello è a tutti nota, ma la battaglia del popolo contro gli spagnoli continuò sotto la guida di Gennaro Annese, il quale, con il sostegno di Enrico II di Guisa, proclamò la Real Repubblica Napoletana, che, però, durò solo fino al dicembre 1648.
‘La rivolta di Masaniello’ di Michelangelo Cerquozzi – Pubblico dominio, da Wikimedia Commons
Il 1799 rappresenta un altro anno memorabile per la città. Saranno il popolo e la Chiesa, con il sostegno degli insorti sanfedisti del cardinale Ruffo, a sovvertire, dopo solo sei mesi, la neonata Repubblica Napoletana voluta dal ceto borghese e sostenuta dai francesi; i moti liberali del 1820 e quelli del 1848, sebbene fortemente repressi dai Borbone, portando alla concessione di una Costituzione poi rinnegata, comunque segnarono l’inizio della fine del Regno borbonico.
L’ultima delle grandi insurrezioni partenopee: le Quattro giornate
Ma c’è una pagina di storia che è rimasta particolarmente viva nella memoria della città, forse perché più recente e forse perché può vantare ancora la testimonianza diretta di alcuni protagonisti: le Quattro giornate di Napoli. In tale circostanza,il popolo napoletano, dopo settimane di violenze e abusi immotivati da parte dei nazisti, si rese protagonistadi un’eroica difesa contro il tentativo dei tedeschi, che occupavano la città, di abbattere importanti opere pubbliche, fra cui il ponte di Santa Teresa, e di deportare in Germania i maschi tra i 18 e i 33 anni.
Il 27 settembre 1943 fu l’inizio della disubbidienza di massa. Gli scontri, iniziati in località Pagliarone, nel quartiere Vomero, dove un gruppo di insorti condotti da Vincenzo Stimoli uccise un maresciallo tedesco, grazie alle armi prelevate nelle armerie occupate, si estesero a macchia d’olio, perdurando fino alla fuga dei tedeschi e alla liberazione della città, avvenuta il 30 settembre 1943.
Napoli fu la prima grande città in Europa a liberarsi in maniera indipendente dall’occupazione tedesca, senza l’ausilio delle forze alleate. Fu un moto popolare che coinvolse la cittadinanza, senza distinzione di ceto sociale e nel quale gli scugnizzi parteciparono attivamente. Molto si è scritto di quei giorni e dell’eroismo dei cittadini che presero parte all’azione, primi fra tutti i giovani, poco più che bambini, che, per orgoglio e un po’ per incoscienza, si reinventarono novelli partigiani e furono determinanti nella “cacciata” dei tedeschi. L’emblema della lotta di questi imberbi paladini può essere considerato Gennarino (all’anagrafe Gennaro Capuozzo, nato nel 1932), morto in azione il 29 settembre 1943, a cui è dedicata una struggente e drammatica pellicola del grande Nanni Loy: “Le quattro giornate di Napoli”, che ha messo in scena il coraggio quasi giocoso di questi giovani eroi, molti dei quali hanno pagato con la vita.
Gennarino Capuozzo lancia la bomba a mano contro i tedeschi – Screenshot dal film “Le quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy – Licenza: Pubblico dominio secondo la Legge 22 aprile 1941 n. 633 e successive modificazioni – Fonte: Wikimedia Commons
Si tratta di un momento della vita di Napoli la cui memoria è mantenuta viva anche grazie alla iniziativa di persone come Gaetano Bonelli e il suo Museo di Napoli – Collezione Bonelli, la cui finalità è quella di far conoscere, ai napoletani e ai turisti, la città, il suo popolo, la sua storia, in tutte le sue sfaccettature, grazie soprattutto a testimonianze dirette, genuine, che provengono dal vissuto, come oggetti personali, foto e documenti.
L’importanza della mostra alla Collezione Bonelli
Proprio in occasione dell’ottantunesimo anniversario delle Quattro Giornate di Napoli, il Museo di Napoli – Collezione Bonelli, con il patrocinio del Comune di Napoli e della Fondazione “Casa dello Scugnizzo”, ubicato in piazzetta San Gennaro a Materdei 3, propone, dal giorno 27 settembre al 6 ottobre 2024, la più grande esposizione documentale conosciuta riferibile a uno degli eventi più memorabili della lotta di liberazione dal predominio nazifascista.
La mostra espone una serie di documenti eccezionali, costituiti da fotografie, manifesti, volantini, tessere dei partigiani, medaglie e cimeli storici. Come sottolineato, la scelta del Rione Materdei, come luogo di esposizione, non è assolutamente casuale; anzi, esso rappresenta un luogo iconico della lotta di quei giorni, in quanto con il quartiere Vomero, come evidenziato, fu la scena principale dove si svolsero quei drammatici eventi che hanno visto Napoli interprete di una delle manifestazioni più significative di resistenza popolare.
Certamente evocativa, e presente fra il materiale in mostra, è la foto inedita, inserita anche nella locandina di promozione dell’iniziativa, della barricata predisposta dai Napoletani in via Santa Teresa degli Scalzi. Per comprendere il valore storico dell’immagine basta pensare che essa rappresenta una delle pochissime foto originali in circolazione (ne esisterebbero solamente altre 5 o 6), in grado di documentare quei memorabili giorni. Ma altrettanto significativi sono una copertina di quaderno di pochi anni dopo, che riproduce la rivolta, o anche le pagine di un’agenda dell’azienda Chimical di Napoli, del 1944, con una commovente dedica ai caduti napoletani delle 4 giornate.
Alcuni reperti in mostra – Foto: Giuseppe Schiattarella
Molto significativi sono anche i diversi volantini fatti volare su Napoli e gli avvisi del comandante delle forze tedesche a Napoli, Walther Scholl, proclami delle autorità italiane e tedesche, diverse tessere di partigiani, manifesti di commemorazione degli eventi, del 1946 e 1948, una lettera dattiloscritta di Edoardo Pansini e tanto altro di elevato significato storico. Una menzione a parte merita l’avviso che anticipa di qualche giorno lo scoppio della insurrezione popolare e che ne rappresenta l’innesco. Si tratta di un documento originale che preannuncia il rastrellamento e la fucilazione di chi si fosse ulteriormente sottratto al servizio obbligatorio di lavoro imposto, ampiamente disatteso dagli uomini napoletani. Fu la goccia che fece traboccare il vaso della sopportazione.
Il documento originale del servizio obbligatorio al lavoro – Foto (modificata): Sergio Siano
L’inaugurazione della mostra ha visto la presenza straordinaria anche di uno dei testimoni di quei giorni storici, Antonio Cortese Cimitile, classe 1932, che, nonostante la giovanissima età, figurò tra gli scugnizzi che contribuirono a dare corpo alla causa della liberazione.
Oltre che con il materiale raccolto in prima persona da Gaetano Bonelli e già presente nel museo, la mostra è stata resa possibile grazie al contributo delle collezioni private di Luigi Casaretta, di Luigi e Silvio Sannino, nonchè di un collezionista che ha richiesto l’anonimato, i quali hanno consentito l’esposizione di significativi reperti. Una mostra da non perdere, unica, soprattutto per chi, più giovane, voglia toccare con mano la realtà dei fatti accaduti, scevra da qualsiasi contaminazione. Per informazioni e prenotazioni, rilevabili anche dalla pagina facebook del Museo di Napoli: 3404844132 – g.bonelli72@gmail.com.
Specifiche foto:
Titolo: La rivolta di Masaniello in piazza Mercato a Napoli, il 7 luglio 1648.
Fonte: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=676833125806969&set=gm.1123872971022594&type=3&theater
Licenza: Pubblico dominio su Wikimedia Commons
Link: https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Michelangelo_Cerquozzi_-_Rivolta_di_Masaniello.jpg
Foto modificata
Titolo: Gennarino Capuozzo lancia la bomba a mano contro i tedeschi
Fonte: Screenshot dal film “Le quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy
Licenza: Pubblico dominio secondo la Legge 22 aprile 1941 n. 633 e successive modificazioni – Wikimedia Commons
Link: Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=2875357
Foto modificata