Trama

Tra il nove e il dieci novembre del 1938, nell’Austria da poco annessa alla Germania, gli ebrei vengono picchiati e umiliati dalle milizie naziste in quella che passerà alla storia come la Notte dei cristalli. Tra questi vi è Rudolf Adler, un medico ebreo la cui famiglia vive in Austria da sei generazioni. Ferito gravemente, viene dapprima trasportato in ospedale e poi deportato nel campo di concentramento di Dachau, dove muore. Sua moglie Rachel, aiutata da un vicino di casa e da un amico di famiglia, cerca disperatamente di ottenere i documenti per emigrare in Cile con il figlio Samuel, che ha sei anni. Non li riesce ad avere, così, per salvare il bambino, lo fa salire su un treno che lo porta in Gran Bretagna grazie al progetto Kindertransport. Qui ha inizio la nuova vita di Samuel. Viene cresciuto da una coppia di quaccheri, i coniugi Evans, secondo i valori della semplicità, della pace e del potere del silenzio, che il ragazzo apprezza tanto quanto la musica del suo amato violino. Divenuto un musicista, dopo aver appreso qual’era stato il destino dei suoi genitori, all’età di venticinque anni va negli Stati Uniti per studiare il jazz. Qui incontra Nadine LeBlanc, che diviene sua moglie e con la quale, tra alti e bassi, vivrà un’intensa storia d’amore lunga cinquant’anni. Prima di morire, Nadine si prodiga per aiutare gli immigrati e contribuisce alla nascita del Progetto Magnolia, che aiuta i migranti entrati illegalmente negli Stati Uniti a rimanervi legalmente.

  Anni dopo vi aderisce una giovane assistente sociale, Selena Durán, che nutre la speranza di far ritrovare la madre a una bambina cieca di sette anni, che segue personalmente: Anita Díaz. La piccola ha raggiunto gli Stati Uniti nel 2019, dopo essere scappata con sua madre Marisol dal pericoloso El Salvador. Giunta in treno in Arizona, viene allontanata da lei a causa della vigente politica di separazione famigliare. Anita finisce in un centro di accoglienza a Nogales e, usando la fantasia, di tanto in tanto si rifugia in una stella magica, Azabahar. Grazie all’impegno di Selena, aiutata da un brillante avvocato, si scopre che il padre di Anita è morto ma una sua cugina vive negli Stati Uniti. Si tratta di Leticia Cordero, una giovane vedova scappata da El Salvador quando era bambina perché il suo villaggio natìo, El Mozote, era stato assalito da battaglioni addestrati da militari statunitensi. È ora alle dipendenze dell’ormai anziano Samuel, che, avendo saputo del comune destino che lega tutti loro, progetta un piano per aiutare Anita e sua zia Leticia.

  Perché leggerlo

          Storie lontane nel tempo e nello spazio si intrecciano tra loro, emergendo dall’oblio a cui sono destinate da forme di criminalità istituzionalizzata o da una visione etnocentrica della Storia. È questo il grande merito di molti libri, tra cui Il vento conosce il mio nome, un romanzo col quale la sua autrice, Isabel Allende, dà testimonianza delle umiliazioni che accomunano tutti i popoli e della forza della vita, l’unico bene che nessun regime potrà mai sopraffare.

Attraverso le pagine di questo libro parla un’umanità dolente, che spesso non trova spazio nei libri di storia o voce nelle pagine di cronaca dei giornali. E, così facendo, la grande scrittrice cilena, che ha fatto esperienza dello sradicamento quando è fuggita dal Cile e dalla dittatura militare di Augusto Pinochet, mette ordine nel trauma subìto da chi viene costretto a cercare il proprio posto nel mondo oltrepassando confini fisici e limiti mentali. Le vicende sono tante ma il rischio di perdere il filo rosso che le accomuna è ridotto da una scrittura sobria e fluida. Questo libro può essere inteso come un esercizio di memoria ed empatia, i punti di partenza per compiere azioni di solidarietà, che azzerano le distanze, facendoci riscoprire tutti esseri umani.

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