Trama

            Viviamo come se fossimo delle identità astratte, incapaci di comprendere la nostra realtà fisica, ma per la forza della natura siamo esseri viventi di cui saggiare la resistenza. Il Covid ce lo ha ricordato, inducendoci per mesi in una dimensione di claustrofobica angoscia. Eppure tutto è pervaso da un’invisibile meraviglia: la forza della vita che supera la morte e ci invita a far germogliare in noi dei semi di speranza attraverso lo stupore dell’inatteso e la commozione per la bellezza nascosta.

            Per scoprirla non serve partire per mondi lontani, basta fermarsi a osservare con cuore puro e mente aperta il panorama che si cela nella natura che compone il parco cittadino o il giardino del condominio, fino a spuntare lungo la grondaia o sul balcone di casa. Sui cornicioni dei palazzi tornano ogni anno i balestrucci, che scambiamo impropriamente per rondini solo perché uccelli migratori simili per colori e viaggio di andata e ritorno dal Sahara alla ricerca del luogo natìo, in cui ricostruire il nido con fango, paglia e tanta maestrìa. La stessa che hanno le rondini, che però preferiscono costruire il nido in grotte, stalle, depositi di fattorie, comunque sempre nel luogo natìo, da dove ripartiranno entro la fine dell’estate dopo aver accolto e fatto crescere i propri piccoli.  

            Ad annunciare l’arrivo della primavera nei nostri giardini non sono le primule, a cui abbiamo tributato questo onore, ma le pratoline, seguite dalle veroniche. Non lontano da casa ci potremmo imbattere nella pervinca, che ritroviamo in qualche crema acquistata in farmacia, ma non lo sappiamo perché ne ignoriamo le proprietà medicinali, per le quali era famosa tra i nostri antenati. La modernità ha reso difficile anche la sopravvivenza del fiore del soldatino, che l’attuale aratura ha relegato ai margini di boschi o scarpate. Ma il ritmo della spoliazione e vestizione degli alberi, dal salice al castagno, ci ricorda che la vita obbedisce sempre al corso di una natura che, seppur ferita dall’uomo, è resiliente.

            Come lo è il rospo, che ogni anno percorre un lungo cammino dalla tana invernale allo stagno o ai laghetti in cui arriva alla ricerca delle rane per dare la vita ai girini. Inizia così ogni anno il carosello amoroso scatenato dal mutamento di stagione. Da maggio, il mese della cova e delle nevicate di pioppi e platani al monotono ritmo della voce di upupe, tortore e cuculi, i tronchi e le chiome degli alberi pullulano di nuova vita. L’estate la omaggia con la fioritura di biancospini, acacie, rose, lillà, gigli, fino alla chiusura della stagione dei canti ad opera del melodioso usignolo.

            Tanta sapienza evolutiva esiste anche nella creatura più piccola, come gli afidi, le coccinelle e le forbicine. Così come c’è armonia in tutto, solo nel nostro cuore a volte è assente. Allora, come fare ad amare la natura? Bisogna conoscerla e quindi proteggerla, camminandovi e riconoscendone fiori, uccelli, insetti. Solo con la conoscenza si ama.

Perché leggerlo

                È ricca di aneddoti la narrazione della natura a noi più prossima, indagata con curiosità e amore dalla prima regista della trasmissione Geo, Susanna Tamaro, che nel libro professa la sua innata e sana passione per le scienze naturali.

            Invisibile meraviglia, come il lettore avrà intuito dal sottotitolo, Piccole lezioni sulla natura, è un libro che, seguendo il filo rosso che unisce piante e animali che nascono e crescono attorno a noi, valorizza le loro splendide esistenze. Induce alla riflessione sulle occasioni di meraviglia che abbiamo sprecato quando ci siamo trovati al cospetto di creature così importanti nella logica armonica del Creato. Non è un romanzo ma un saggio di carattere esplicativo differente da tante opere divulgative sull’ambiente perché non spiega né giustifica tutto alla luce dell’atavico istinto di sopravvivenza. Alla fine, la vita prevale su qualsiasi ostilità: sul buio, sul freddo, sulla natura spoglia a vincere è sempre la natura. La narrazione è molto scorrevole, in ogni capitolo emerge una conoscenza vivace e approfondita di animali e piante, scrutati con cuore puro e occhio attento in cielo, in acqua, in terra, sottoterra e talvolta finanche in casa. Probabilmente non ce ne accorgiamo, ma con cadenza precisa nelle nostre vite compaiono afidi, forbicine, libellule, farfalle, coleotteri, rigogoli, upupe, picchi, merli, usignoli, carabinieri…o forse di questi ultimi ce ne accorgiamo ma solo se hanno sembianze umane, ignorando i loro omonimi con le ali. Sapremmo invece riconoscere una rondine da un balestruccio, una cicala da un grillo, un’ape da una vespa, un rospo da una rana?               Io non ne sarei così certa, di tanti animali e piante non sappiamo proprio nulla, eppure ogni creatura è complessa, ha un nome, una storia, delle peculiarità e un ruolo che la natura le ha riservato, rendendoci tutti interconnessi e interdipendenti. Con brio e leggerezza Susanna Tamaro ci svela le loro vite, perché amare vuol dire conoscere.

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