Kilada, Grecia – Foto: Giorgio Manusakis
Philofobia o filofobia: ecco una bella parolina, fresca fresca, per indicare chi ha paura dell’amore. A Napoli si è sempre detto “fridd e’ chiammata” ma si sa, Napoli è sempre avanti e anche un tantinello folcloristica.
Paura di amare, questa è anche l’etimologia della parola. Del resto, tutti sanno che il suffisso “fobia” indica una paura. Sono ben lontani i tempi in cui Freud scrisse Psicopatologia della vita quotidiana e sorprese il pubblico descrivendo come ‘nevrosi’ molte abitudini comuni e piccoli e innocenti tic o gesti ripetuti. Oggi si sa quasi tutto delle nevrosi, ci conviviamo: ognuno con le proprie, ognuno più o meno tollerante a quelle altrui, ognuno alla ricerca di qualcuno che abbia nevrosi e psico-patologie compatibili con le nostre.
E quando, invece, questa ricerca si interrompe? Quando, cioè, vogliamo restare soli e abbiamo paura dell’amore? Se succede si è filofobici.
Gli psicologi collegano questa nuova patologia (ammesso che esista e che sia nuova) al problema del controllo. Amare significa soprattutto perdere il controllo di se stessi, diventare schiavi dei capricci altrui, vittime dei cambi di umore di un’altra persona, dei ritmi delle telefonate e della frequenza degli incontri con questa persona (ammesso che accetti di telefonarci o incontrarci).
Anche se non vi è accordo tra gli psicologi né tra i filosofi sulla necessità di vivere in coppia, possiamo immaginare che rifuggire da qualsiasi situazione sentimentale non sia del tutto sano.
Eh sì, perché il filofobico si allontana da ogni relazione non appena intravede il rischio di un coinvolgimento sentimentale, inoltre prova una paura accentuata e ossessiva di innamorarsi.
Sicuramente a tutti è capitato di avere qualche remora nell’innamoramento per il rischio che sempre è associabile all’amore (almeno quello di non essere ricambiato), ma nel caso del filofobico – come in tutte le altre fobie – la reazione a questa paura è assolutamente spropositata rispetto al reale pericolo.
Inoltre la filofobia sviluppa una sintomatologia fisica che comprende: tachicardia, ansia, respiro corto eccessiva sudorazione.
I motivi di questa nevrosi? Indovinate! Spesso un cattivo rapporto con la propria madre (che novità) ma anche pregresse situazioni sentimentali finite in catastrofe.
Insomma, fino a un certo punto se avete avuto una madre Brunilde, se i vostri ultimi partner vi hanno tradito, umiliato, maltrattato e abbandonato, ecc., potete essere parzialmente giustificati a temere un nuovo innamoramento, ma se vi viene anche l’ansia la tachicardia e la sudarella, correte senza indugio dallo psicologo per una bella terapia o dallo psichiatra che potrà somministrare qualche farmaco antidepressivo.