La fotografia dall’alto del ritrovamento – Foto (modificata) da comunicato stampa

Un fotogramma degli ultimi momenti di vita di due pompeiani e il loro tesoretto.

Anche in pieno agosto Pompei continua a sfornare sorprese. Parliamo dell’ultimo ritrovamento collegato all’area della Insula 10 presso la Regio IX, dove sono in corso indagini archeologiche nell’ambito di un più ampio progetto volto alla messa in sicurezza dei fronti di scavo. Già nel giugno scorso è stata data notizia del rinvenimento di notevole livello, in una grande domus che ha restituito finora raffinate stanze di rappresentanza ornate con affreschi di II, III e IV Stile, di un ambiente interpretabile come sacrario, le cui pareti a fondo azzurro, riconducibili al IV Stile, presentano figure femminili rappresentanti le stagioni, nonché due allegorie, rispettivamente, dell’agricoltura e della pastorizia.

Il sacrario azzurro – Foto (modificata) da comunicato stampa

Proprio dietro al sacrario, e con accesso dall’altrettanto splendido e inedito oecus in II Stile (grande salone di rappresentanza), è stato portato alla luce un locale – denominato ambiente n. 33 – probabilmente usato provvisoriamente come cubicolo a causa dei lavori di ristrutturazione della casa dopo il terribile terremoto del 62 d.C., dove sono stati rinvenuti due scheletri appartenenti ad un uomo e a una donna, vittime dell’eruzione. Quest’ultima portava con sé monete d’oro, d’argento, di bronzo, nonché monili, tra cui orecchini di perle, in altre parole un vero e proprio tesoretto.

Alcune delle monete ritrovate – Foto (modificata) da comunicato stampa

Secondo un primo inquadramento scientifico, appena pubblicato sull’E-Journal degli Scavi di Pompei, il luogo fu verosimilmente scelto come rifugio dalle due persone, che pensarono di attendere, in quel luogo ritenuto protetto, la fine della pioggia di lapilli che, però, cadde per ore invadendo pian piano gli spazi aperti e il resto della casa. Chiaramente il piccolo locale chiuso impedì l’accesso delle pomici, ma queste ultime, nel contempo, saturando gli spazi, ed in particolare il salone confinante, impedirono l’apertura dell’infisso rendendo impossibile la fuga dei due cittadini pompeiani che, pertanto, rimasero intrappolati nell’angusta stanza, trovando poi la morte con il sopraggiungere dei flussi piroclastici. Utilizzando le impronte formatesi nella cenere, dopo le necessarie e certosine procedure di micro-scavo e rimozione, è stato possibile eseguire i calchi del mobilio, restituendoci l’immagine esatta della stanza al momento dell’eruzione: un letto, una cassa, un candelabro in bronzo ed un tavolo con piano in marmo, con la suppellettile in bronzo, vetro e ceramica posizionata proprio come doveva apparire nel 79 d.C.

L’ambiente del ritrovamento – Foto (modificata) da comunicato stampa

Il ritrovamento è un vero e proprio fermo immagine dell’istante della morte, è come la foto di una crime scene dalla quale è possibile ricostruire la dinamica degli ultimi momenti in quel drammatico giorno. Per gli archeologi, l’immagine della cassapanca e la chiave trovata vicino ad una delle due vittime suggeriscono che ci sia stato un tentativo di fuga, preceduto dal recupero dei beni. La posizione di entrambe (l’una, di sesso femminile, posta vicino ad un letto, in posizione fetale; l’altra, di sesso maschile, riversa a terra, nei pressi di una possibile uscita, a causa del cedimento di un muro) fa supporre, invece, che la morte non sia stata contemporanea e che proprio la suddetta vittima munita di chiave abbia avuto un angosciante e rassegnato momento, probabilmente molto breve, di vita in più.

Una delle monete ritrovate – Foto (modificata) da comunicato stampa

Al di là degli aspetti strettamente legati alla ricostruzione della vita di Pompei, come evidenziato dal direttore Gabriel Zuchtriegel, la possibilità di ricostruire, grazie alla collaborazione tra archeologi, antropologi e vulcanologi, gli ultimi momenti della vita degli abitanti della città, travolti da una delle più grandi catastrofi naturali dell’antichità, conferisce a chi scava nel sito una responsabilità in più legata alla necessità di far emergere un comune sfondo di umanità. L’occasione di analizzare i preziosissimi dati antropologici relativi alle due vittime, nel contesto archeologico che ne ha segnato la tragica fine, consentirà di recuperare una quantità notevole di dati sulla vita quotidiana dei pompeiani e soprattutto sulle storie di alcuni di essi con una documentazione precisa e puntuale.

Gli orecchini di perla ritrovati – Foto (modificata) da comunicato stampa

Il progetto di scavo si inserisce in un approccio più ampio, sviluppato negli ultimi anni con l’obiettivo di migliorare la tutela e l’assetto idrogeologico dei fronti di scavo. In base ai dati raccolti in questo periodo, il Parco archeologico è impegnato a calibrare il proprio approccio, mettendo al centro gli aspetti del restauro, della salvaguardia e dell’accessibilità del patrimonio e circoscrivendo accuratamente le aree di scavo all’interno della città sepolta nel 79 d.C. Al tempo stesso, importanti investimenti ministeriali e governativi sono destinati a nuovi scavi nel territorio circostante, da Civita Giuliana a Villa dei Misteri e all’antica Oplonti nel Comune di Torre Annunziata.  “Pompei rimane un grande cantiere di ricerca e restauro…”  ha dichiarato il direttore del parco “ … ma nei prossimi anni ci aspettiamo importanti sviluppi negli scavi archeologici e nella valorizzazione anche dal territorio, anche grazie agli investimenti Cipess annunciati in questi giorni dal Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.“ Clicca su questo link per vedere il video con le dichiarazioni ufficiali del direttore Gabriel Zuchtriegel.

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