Schiavi felici – Disegno: Salvatore De Rosa

Il futuro immaginato da alcuni scrittori di fantascienza nel secolo scorso per alcuni è oggi una pessima realtà. E Fromm ci aveva avvisati…

La tecnologia imperante e inarrestabile nel suo progresso ormai da decenni non è stata oggetto di riflessione solo da parte di George Orwell, spesso citato per il suo celebre romanzo 1984, ma anche da parte di molti altri autori di fantascienza e non solo. James G. Ballard, in un suo racconto del 1977 intitolato Terapia intensiva, disintegra totalmente la società, rendendola comunicante esclusivamente grazie agli schermi televisivi, e la trasgressione di un uomo che decide di organizzare una vera riunione di famiglia scatena un orribile massacro. L’autore, che amava raccontare della coscienza sociale invece che di quella individuale, in questo racconto non celebra solo il totale sfaldarsi della comunità sociale, ma mette in guardia sulla pseudo-coscienza alienante indotta dai mezzi di comunicazione di massa sempre più dominanti in una società in cui il progresso tecnologico sembra inarrestabile. La perdita dell’umanità in ogni persona, secondo Ballard, non può che portare a una violenza di massa sempre più diffusa al punto che nessuno se ne sorprenderà più, tanto sarà profonda l’assuefazione a omicidi, stupri e violenze di qualsiasi genere. Fantascienza, direte voi. Ma c’è chi fa notare che da tempo ormai assistiamo a quotidiane violenze che coinvolgono anche e soprattutto i minori, categoria più facilmente influenzabile, e sempre più spesso apprendiamo di delitti, anche atroci, compiuti da minorenni. I mass media alimentano feroci e accanite polemiche circa l’influenza che hanno sui giovani alcuni programmi televisivi e il web, in particolare i social network. In realtà, con la scusa di sensibilizzare la società sul problema, di fatto agiscono come cassa di risonanza con l’effetto di propagandare la violenza e tendere ulteriormente a banalizzarla e, di conseguenza, ottenere un effetto maggiore di alienazione e assuefazione. A chi sostiene che non siamo ancora giunti a questo punto perché i media e le persone si indignano e non sono affatto insensibili a quanto accade, viene fatto notare che il condizionamento ipotizzato da Ballard avviene in un periodo compreso tra la nascita e l’adolescenza. Raggiunto quel periodo della vita, i soggetti sono già assuefatti. Un esempio lampante è un caso di cronaca accaduto a Napoli qualche anno fa. Tre ragazzi minorenni uccisero brutalmente un vigilante perché annoiati, e dopo aver confessato il delitto uno di loro chiese, naturalmente, se poteva andare all’allenamento di calcio con i compagni, come se non fosse accaduto nulla. In fondo cosa aveva fatto di così orribile per non riprendere la sua vita di sempre? Il problema è certamente molto profondo e non abbiamo la presunzione di volerlo analizzare in questo articolo e con pochi esempi, ma vi invitiamo a riflettere sull’influenza che i mass media hanno (non solo nei racconti di fantascienza) sulle menti e le personalità facilmente influenzabili come quelle degli adolescenti, dei disagiati, di chi ha un basso livello di istruzione e di coloro i quali, per motivi vari, si possono considerare ‘categorie deboli’ e quindi plagiabili. Per queste persone (ma anche per tutti gli altri, seppure in modo diverso) la tecnologia onnipresente, dal cellulare alla televisione, è davvero lo specchio della società come in tanti sostengono o piuttosto ne è il modello? La differenza è tutt’altro che sottile, perciò rifletteteci bene prima di darvi una risposta.

Prima di Ballard e Orwell, nell’ormai lontano 1933 Aldous Huxley, altro celebre autore di fantascienza, nel suo romanzo Il mondo nuovo una risposta a questa domanda la diede. Nel suo libro Huxley ipotizzò una società altamente tecnologica in cui un potere esecutivo rappresentato da una ‘casta’ di eletti governa il mondo drogando e controllando la popolazione fin dall’infanzia (come si diceva con Ballard) e rendendola di fatto una popolazione di schiavi che non è necessario opprimere con la forza in quanto vivono felici (o ignari) della loro condizione. Fantascienza, dice qualcuno. Eppure, alla luce di quanto accaduto durante e dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1958 Huxley scrisse un saggio intitolato Ritorno a mondo nuovo in cui analizzava l’evoluzione della società dal 1933 al 1958 e ne ipotizzava il futuro. Tra le sue pagine leggiamo: “Non c’è, naturalmente, alcun motivo per cui i nuovi totalitarismi debbano somigliare a quelli vecchi. Il governo dei manganelli e dei plotoni di esecuzione, della carestia artificiale, dell’imprigionamento in massa e della deportazione di massa, non solo è inumano (nessuno se ne preoccupa più di tanto ai giorni nostri), ma è palesemente inefficiente, e in un’epoca di tecnologia avanzata l’inefficienza è peccato mortale. Uno Stato totalitario davvero efficiente sarebbe quello in cui l’onnipotente potere esecutivo dei capi politici e il loro corpo manageriale controllano una popolazione di schiavi che non devono essere costretti ad esserlo con la forza perché amano la loro schiavitù. Far sì che la amino è il compito assegnato, negli attuali Stati totalitari, ai ministri della propaganda, ai direttori di giornali e agli insegnanti. Ma i loro metodi sono ancora grezzi e non scientifici.” Dal 1958 ad oggi la tecnologia ha fatto passi giganteschi e quei mezzi, secondo molti, non sono più così grezzi e, soprattutto, sono molto più efficaci. Ma quale sarebbe la ‘casta superiore’ che governa il mondo utilizzando questi strumenti? Ovviamente chi detiene il potere politico e, soprattutto, quello economico. Cerchiamo di capire meglio chi e come possa arrivare a disegnare il mondo ipotizzato da Huxley: in una delle sue inchieste Report ha reso noto (se ce ne fosse bisogno) il potere delle varie lobby all’interno di ogni governo. Gli autori hanno reso reso noto, ad esempio, come una legge sull’inquinamento atmosferico sia stata portata (votata e passata) a Bruxelles da un politico che non si è nemmeno preso la briga di fare un banale copia/incolla della mail ricevuta da una nota casa automobilistica che gliene inviava il testo, si è limitato a stampare e presentare la mail con tanto di logo della suddetta azienda in bella vista. Va detto che tale comportamento non è contrario ad alcuna norma europea, il politico in questione ha solo fatto il suo lavoro, del resto le lobby hanno i loro uffici e fanno i loro affari alla luce del sole, fare il lobbysta è un lavoro onesto. Si potrebbe andare avanti a lungo ma a noi basta citare questo esempio, perché vogliamo solo invitarvi a riflettere sull’influenza che ha il potere economico su quello politico e come entrambi possono condizionare la vita delle persone. Chi governa, nel mondo capitalistico e cosiddetto democratico, non può prescindere dalle lobby che detengono il potere economico e, tornando al racconto di Huxley e alla sua attualizzazione nel saggio, non solo i due poteri non possono prescindere l’uno dall’altro, ma si integrano a vicenda al fine di avere il totale controllo della popolazione di ‘schiavi felici o inconsapevoli’, rendendo inutile anche lo strumento democratico del voto. Già, perché noi che viviamo in democrazia abbiamo questo strumento per decidere chi ci governa. Ma anche su questo Huxley in Ritorno a mondo nuovo per molti fu profetico quando scrisse: “Sotto la spinta continua della sovrappopolazione e della superorganizzazione, crescendo l’efficacia dei mezzi per la manipolazione dei cervelli, le democrazie muteranno natura; le antiche forme, ormai strane, rimarranno: elezioni, Parlamenti, Corti Supreme eccetera. Ma la sostanza, dietro di esse, sarà un nuovo tipo di totalitarismo non violento. Tutti i nomi tradizionali, tutti i vecchi slogan resteranno, esattamente com’erano ai bei tempi andati. Radio e giornali continueranno a parlare di democrazia e di libertà, ma in senso strettamente pickwickiano. Intanto l’oligarchia al potere, con la sua addestratissima ‘elite’ di soldati, poliziotti, fabbricanti del pensiero e manipolatori del cervello, manderà avanti lo spettacolo a suo piacere.” Attenzione: Ritorno a mondo nuovo non è un romanzo di fantascienza, ma un saggio in cui l’autore ipotizza il futuro della società, quindi, riflettendoci, chiunque vinca le elezioni non farà sempre parte di quella ‘casta’ che governa insieme ai detentori del potere economico, come in Il mondo nuovo di Huxley? E quella stessa ‘oligarchia’ non produce tutta la tecnologia grazie alla quale droga e addormenta le nostre menti, offusca se non annulla del tutto il nostro giudizio critico e modella gli adolescenti e le fasce deboli affinché siano più facilmente controllati? E qui torniamo alla domanda: la tv (e ora anche, e più ancora, il web) sono davvero lo specchio della nostra società o ne sono, purtroppo, il modello? Perché se ne fossero il modello è ovvio che ci condizionerebbero maggiormente, e quando (sempre più spesso) si sentono adolescenti affermare che vogliono diventare star della tv o del web, in particolare di reality show e trasmissioni in cui è facile diventare famosi (magari senza saper fare nulla di eccezionale, in modo da esaltare ulteriormente l’ego dello spettatore e farlo sentire migliore di loro), non viene il sospetto che il loro modello sia ciò che vedono nello schermo? Ma ancora più grave appare l’influenza dei social network, basti pensare alla recentissima notizia di cronaca proveniente da Londra, dove la polizia è stata costretta a fronteggiare orde di adolescenti che si sono riversate a Oxford Street per mettere in atto un furto di massa presso i negozi della nota strada londinese, a quanto pare aizzati su un noto social network. La partecipazione dei giovani a questo invito al crimine è stata tale da provocare forti scontri con la polizia e va detto anche che non è stata la prima volta a Londra e che il fenomeno è già presente da tempo negli Stati Uniti. E qui tornano in mente le parole di Orwell in 1984: “La coscienza delle masse ha bisogno soltanto di essere influenzata in modo negativo.” E ricordiamoci sempre che gli adolescenti sono quelli maggiormente influenzabili, ma sono anche il futuro del pianeta.

Schiavi felici – Disegno: Salvatore De Rosa

Ma dal 1958, come detto, la tecnologia ha fatto grandi progressi. Quattro persone, forse familiari o forse no, ma certamente che viaggiano insieme, disposte in cerchio davanti alla stazione della metro, ma senza parlarsi, con il viso dietro lo schermo del cellulare con cui stanno armeggiando, magari per parlarsi in chat anziché a voce. Un quadro ormai comune. Quante volte avete visto scene così? Attenzione, dice Huxley nel suo saggio, non è solo un modo di drogare la mente (e la vita) e condizionarla, ma anche un ottimo sistema per controllarvi, per entrare nelle vostre case, nelle vostre scelte, nelle vostre vite e perfino nei vostri cuori, perché i sentimenti che esprimete in ogni forma e inviate alle persone che amate, non resteranno per sempre sul vostro cellulare che, anzi, è solo uno strumento di passaggio, perché la loro destinazione finale sono le tante banche dati di aziende e società (verosimilmente anche istituzioni in alcuni casi) interessate a sapere di voi ciò che neanche voi forse sapete, così come è chiaramente emerso con lo scandalo che ha coinvolto Facebook qualche anno fa. Questo ci riporta al discorso sull’attuale democrazia occidentale: siamo davvero così liberi o quella in cui viviamo è un’oligarchia mascherata da democrazia come ipotizza Huxley?

Le nuove leggi costringono le persone ad avere necessità di un conto corrente senza il quale non si può ricevere una somma al di sopra dei mille euro come può essere lo stipendio di un operaio. In pratica tutti siamo costretti ad avere un conto corrente che, però, spesso ha un costo e che produce numerosi prodotti bancari quali carte di debito, di credito etc., che si finisce immancabilmente per usare e dietro cui ci sono altre spese e altri giri di denaro e di controlli sulle persone; il tutto senza considerare che lo Stato italiano tassa i conti correnti oltre i cinquemila euro. Ma essere costretti ad aprire un conto corrente e a pagarne il costo e le tasse è democratico? A chi serve davvero questo controllo del popolo nascosto dietro la necessità di verificare se quei soldi siano frutto di un onesto stipendio e non di attività criminali? La criminalità, soprattutto quella organizzata, non ha certo il problema di aprire un conto corrente. Si arriverà ovunque, come in Svezia, a dover usare per legge la moneta elettronica, arrivando quindi al controllo delle persone di cui si saprà ogni singolo movimento non solo fisico ma anche monetario, a beneficio del controllo sociale e delle multinazionali che continueranno a guadagnarci? Un mondo dove le masse delle ‘caste’ inferiori troveranno sempre più nella violenza la loro valvola di sfogo, ovvero il mondo ipotizzato da Ballard e Huxley?

Ma quello del conto corrente è solo uno tra i tanti esempi che si potrebbero fare per parlare del controllo sociale dell’‘oligarchia’ che governa le democrazie occidentali secondo il modello descritto dai due romanzieri. Proviamo con qualcosa di più politico. Circa un decennio fa la crisi greca occupava ogni telegiornale in quanto si temeva la grexit; esperti di politica ed economia facevano a gara con le previsioni catastrofiche e tutto il mondo ha conosciuto Tsipras e Varoufakis che, altrimenti, oggi sarebbero molto meno noti. Non è questo che ci interessa, ma ci è utile per ricordare che da sempre le condizioni di gravi crisi economiche e sociali sono state il terreno fertile in cui sono emerse le dittature, dal nazismo a quella greca dei colonnelli, per restare ai tempi moderni. Tuttavia in Grecia questo non è accaduto, ma non per motivi storici, culturali o sociali, semplicemente perché la dominante Comunità Europea (in questo caso a braccetto con gli Stati Uniti) non potrebbe mai tollerare che uno Stato membro possa avere come forma di governo una dittatura, pertanto se i vertici militari greci avessero mai avuto la malsana idea di tentare un colpo di stato, si sarebbero ritrovati l’arsenale della NATO al completo in piazza Sintagma e sarebbero stati costretti a ‘liberare’ il Paese. Cercate di non fraintendermi, lungi da me affermare che la dittatura sia una forma di governo auspicabile, l’esempio in questione vuole solo far riflettere sull’attuale ‘democrazia’ occidentale per poterla confrontare con le forme di governo oligarchico ipotizzate da Ballard e Huxley e attualizzate. Torniamo all’esempio greco: perché, qualora davvero i militari avessero preso il potere, invece di inviare le forze NATO per liberare una Grecia sotto dittatura, la Comunità Europea non si sarebbe limitata a cancellare la Grecia dagli Stati membri e lasciarla proseguire nel suo percorso storico? Vi diranno che ci sono molti accordi economici internazionali e che la moneta è la stessa, oltre a tanti altri motivi presunti, ma il sospetto che la ‘democrazia’ occidentale non permette a nessuno di contraddirla è più che legittimo. Infatti le forze NATO sono intervenute per ‘esportare’ la ‘democrazia’ non solo in Europa nella ex Jugoslavia, ma addirittura nei Paesi arabi, dove si è preteso di instaurarla in Stati che hanno oltre tremila anni di cultura sotto dittature e monarchie, con il risultato di ‘importare’ il terrorismo nelle nostre case più che ‘esportare’ la ‘democrazia’ nei loro Stati. La cosa era ampiamente prevedibile anche senza essere dei geni come Huxley, che nel 1958 nel già citato saggio Ritorno a Mondo Nuovo scrisse: “Un popolo che dalla servitù sotto il dominio d’un tiranno passi all’improvviso a uno stato, per lui assolutamente ignoto, di indipendenza politica, quel popolo non ha, diciamolo, le condizioni per le quali possano funzionare gli istituti democratici.” Anche in questo caso, riflettendoci, diventa legittimo il sospetto che in realtà quelle dittature risultassero scomode, perché non controllabili dalla sempre più autoritaria ‘democrazia’ occidentale, e forse Demostene non aveva tutti i torti nel sostenere che l’imperialismo è una tendenza naturale dell’uomo e perciò gli Stati (e i loro governanti) lo ricercano anche quando è contro i loro stessi interessi; del resto anche un suo grande contemporaneo, Aristotele, nel suo testo ‘Politica’ scrisse: “la gente commette le più gravi ingiustizie per amore di superiorità, non per necessità”. Dunque, ricapitolando questo aspetto, qualcuno potrebbe dire che c’è molta più democrazia in Turchia, Paese che non viene accettato nella UE anche per il ‘sultanato’ di Erdogan (anch’esso poco controllabile dalla democrazia occidentale), ma dove è stato possibile tentare un colpo di stato, cosa che non è pensabile nei Paesi membri della UE. Evitiamo di addentrarci in discorsi – che esulano dal nostro tema – circa i brogli elettorali in Turchia o la presunta falsità del tentato golpe, limitandoci alle osservazioni che ci interessano. Non possiamo fare a meno di rilevare che ciò che intendono dire autori come Orwell, Ballard e Huxley è che la libertà della ‘democrazia’ occidentale sembra molto controllata dalla ‘casta’ di potere che le governa, quella stessa ‘oligarchia’ che Huxley, nel suo racconto, metteva a capo della popolazione di ‘schiavi felici o inconsapevoli’, e che sembra aver impensierito molto anche Erich Fromm, sociologo e psicanalista tedesco, il quale nel suo saggio del 1976 Essere o avere? scrisse: “…anche i residui di democrazia che tuttora sussistono sono destinati a cedere il passo al fascismo tecnocratico, a una società di robot ben nutriti e incapaci di pensare con la propria testa – vale a dire proprio a quel tipo di società che era ed è tanto temuta sotto l’etichetta di ‘consumismo’ –, a meno che la presa che le enormi corporations esercitano sui governi (e che ogni giorno diventa più salda) e sulla popolazione (mediante il controllo del pensiero ottenuto con un continuo lavaggio del cervello) non venga spezzata.” Nel 1961 Fromm scrisse, nella sua storica postfazione a 1984, che nel romanzo si può vedere una rappresentazione dell’autoritarismo, ritenendolo l’espressione di uno stato d’animo – la disperazione per il futuro dell’umanità – ed un monito: se il corso della storia non cambia, gli uomini perderanno ogni qualità umana, diventeranno “automi senz’anima” senza nemmeno rendersene conto. Del resto Orwell nel suo romanzo ci avverte: “Noi sappiamo che nessuno prende il potere con l’intenzione di rinunciarci. Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si instaura una dittatura per tutelare una rivoluzione; si fa la rivoluzione per instaurare una dittatura. L’obiettivo della persecuzione è la persecuzione. L’obiettivo della tortura è la tortura. L’obiettivo del potere è il potere.” Tra Demostene e Orwell passano circa due millenni, ma l’indole dell’essere umano non sembra affatto cambiata. Alla luce di queste poche riflessioni (credeteci, si potrebbe scrivere più di un libro), alcune persone sostengono che l’attuale società occidentale sia del tutto simile a quella descritta dagli autori da noi citati o anche da molti altri che non abbiamo citato, ovvero un’oligarchia basata su una dittatura tecnocratica in cui una ‘casta’ eletta e formata dalle lobby di potere economico e politico, governa una popolazione di ‘schiavi felici o inconsapevoli’ che manipolano e modellano a loro esclusivo interesse; altri ritengono tali ipotesi pure utopie da romanzi di fantascienza. La stragrande maggioranza, invece, semplicemente non si pone la domanda preferendo continuare a stare con la testa sugli smartphone e giocare sui social network.

2 pensiero su “Siamo tutti schiavi felici?”
  1. […] Dunque ha ragione chi dice che le oligarchie sono una forma di governo migliore della democrazia? In realtà c’è chi sostiene che ormai da molto tempo viviamo in una democrazia solo formale, di fatto controllata da un’oligarchia. Da anni ormai leggiamo i rapporti della Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief) in cui si evidenzia come poche persone detengono il potere economico e la ricchezza equivalente del restante 99% della popolazione mondiale, rapporti confermati anche da altri studi fatti da banche svizzere, che non sono certamente enti di beneficenza. L’economista indiana Vandana Shiva, nel libro Il pianeta di tutti scritto con Kartikey Shiva, fa notare che mentre nel 2010 erano 388 i miliardari che controllavano un patrimonio pari a quello della metà più povera dell’umanità, nel 2017 tale ricchezza si è concentrata nelle mani di 8 miliardari e prevedeva che nel 2020 sarebbe stato nelle mani di uno solo di essi. Forse non è ancora così, e per chi non grida al ‘complotto’ o ai ‘governi fantasma’, queste sono le conseguenze della moderna economia e della globalizzazione, ma in ogni caso non sembra un bell’effetto. Fin dal 1954 gli uomini più ricchi del pianeta hanno l’abitudine di riunirsi annualmente in ciò che viene chiamato il ‘gruppo Bilderberg’ (dal nome dell’hotel olandese che ospitò la prima riunione del gruppo). In merito a queste riunioni non esistono rapporti, agende o semplici dichiarazioni rilasciate alla stampa, anzi, ai giornalisti non è permesso assistere e i partecipanti non hanno mai rilasciato dichiarazioni. Sembra che il solo David Rockefeller, nella riunione del 1991, abbia affermato che una sovranità sovranazionale, composta da una élite di intellettuali e banchieri mondiali (in pratica un’oligarchia), sia indubbiamente preferibile alla tradizionale autodeterminazione delle nazioni, in altre parole alla democrazia in ogni sua forma (Diego Fusaro, Gruppo Bilderberg, ecco chi governa davvero il mondo– Il Fatto Quotidiano 08.02.2016). È comprensibile che dal suo punto di vista sia preferibile un’oligarchia di quel tipo, anche se produce una diseguaglianza ogni anno maggiore tra chi detiene la ricchezza e chi, invece, la povertà, come dimostrano i già citati rapporti annuali Oxfam. Ma che questa oligarchia sia un dato di fatto e non solo una speranza di David Rockefeller, non sono solo i dati Oxfam a supportarlo. In una trasmissione televisiva uno dei massimi storici italiani, il prof. Luciano Canfora, parlando di oligarchia ha spiegato la frase del giurista e storico Gaetano Mosca, “Le oligarchie sono irresistibili”, dicendo che esse sono minoranze organizzate che riescono a tener testa e a sovrastare le maggioranze disorganizzate, ed ha aggiunto che le minoranze organizzate sono quelle che fanno capo al capitale finanziario che, in tal modo, è presente ovunque “come l’ombra di Banco nella grande tragedia di Shakespeare”. Proseguendo nel discorso, Canfora è arrivato a parlare di quelle che vengono definite ‘democrazie mature’, ovvero all’Inghilterra e agli Stati Uniti, “dove una minoranza di elettori designa il presidente o dove un collegio uninominale fa sì che un partito di minoranza divenga maggioranza in parlamento? Sono inconvenienti che conosciamo bene – afferma il famoso storico – Comunque accettiamo l’idea che siano mature: all’interno di esse c’è una struttura formidabile, essenzialmente gerarchica, che è colei che detiene il potere, ed è il capitale. La fabbrica è strutturalmente gerarchica, la democrazia è strutturalmente egualitaria, sono due principi che fanno a pugni tra loro. Qual è la via di uscita perché le minoranze organizzate governino? Far credere, attraverso il rituale elettorale, che siano gli elettori stessi a destinare il potere a chi poi se ne impossessa. Questo meccanismo ormai è logoro, scoperto, evidente; la crisi dei partiti politici ne è la controprova.” Insomma, anche il prof.Luciano Canfora sembra alimentare la teoria dell’oligarchia che governa all’ombra di una democrazia formale, una teoria che abbiamo approfondito in passato nell’articolo Siamo tutti schiavi felici? […]

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