Le pitture della Tomba del Cerbero – Foto (modificata) da comunicato stampa della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli

La Tomba del Cerbero nel sito campano regala altre
sorprese.

Poco meno di un anno fa in questo articolo (che trovate sul sito a questo link oppure sfogliando il magazine n.18 del 28 ottobre 2023 che potete scaricare gratis alla sezione “Magazine” del nostro sito), vi abbiamo raccontato della grande scoperta archeologica rappresentata da una antica tomba a camera pregevolmente affrescata, denominata Tomba del Cerbero in ragione della presenza del mitico cane a tre teste, suo principale motivo figurato.

L’ingresso della camera sepolcrale – Foto (modificata) da comunicato stampa della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli

I lavori di scavo della necropoli romana, storicamente collocabile dall’età tardo-repubblicana a quella imperiale, e i lavori di ispezione della Tomba del Cerbero sono continuati ed ecco che alla fine di luglio di quest’anno, grazie all’ausilio di una microcamera che ha aperto un piccolo varco all’interno del sarcofago collocato nella camera tombale, anch’esso interamente affrescato e rimasto sigillato per oltre due millenni, gli archeologi sono pervenuti ad un’ulteriore significativa scoperta: i resti di un cadavere inumato, in eccellente stato di conservazione, in posizione supina, coperto da un sudario, probabilmente mineralizzatosi per le particolari condizioni della camera funeraria. Tutto intorno elementi di corredo funebri tra i quali alcuni unguentari e strigili, ovverosia  strumenti utilizzati dagli uomini nel mondo greco-romano per rimuovere dal corpo la mistura detergente di polvere e olio, esattamente lo strumento che usa l’Apoxyómenos  (colui che si deterge), un atleta raffigurato in una statua bronzea di Lisippo, databile al 320 a.C. circa, andata perduta e oggi nota solo da una copia marmorea risalente all’età giulio-claudia e conservata presso il Museo Pio-Clementino, nella Città del Vaticano.

Cosiddetto “Apoxyomenos”, copia romana del I sec. d.C. da originale greco in bronzo del 320 a.C. di Lisippo – Foto: Marie-Lan Nguyen – Licenza: Wikimedia Commons

La particolare cura rivolta all’inumato e la cronologia degli oggetti rinvenuti lasciano ipotizzare che possa trattarsi di una persona di rango, probabilmente un ufficiale romano, capostipite della famiglia per la quale fu realizzato il mausoleo. Come evidenziato nel comunicato stampa della Soprintendenza di Napoli, saranno le già avviate indagini archeologiche, nonché la campionatura degli oggetti rinvenuti e le attività scientifiche e di laboratorio sui resti a fornire ulteriori interessanti dati, non solo sull’ipogeo ma anche su tutta la necropoli che lo circonda.

Particolare dell’interno del sarcofago in corso di scavo, col sudario e alcuni elementi di corredo – Foto (modificata) da comunicato stampa della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli

Margarita Gleba, dell’Università di Padova, ha attuato particolari procedure volte ad analizzare tipo, struttura e filato dei tessuti per trarne informazioni anche di carattere culturale e sociologico; Maria Rosaria Barone Lumaga, del dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II – Real Orto Botanico di Napoli, ha analizzato al microscopio le sostanze organiche presenti in alcuni contenitori; gli studi sui pollini, eseguiti da Monica Stanzione in collaborazione con Marco Marchesini e con Silvia Marvelli del CAA (Centro Agricoltura Ambiente “Giorgio Nicoli”di Crevalcore), inducono a pensare che il corpo degli inumati fosse stato trattato con creme a base di chenopodio e assenzio ai fini di un’ottimale conservazione. Barbara Albanese, insieme agli scienziati dello Skoglund Ancient Genomics Laboratory al Francis Crick Insitute di Londra, sta invece effettuando indagini sul DNA degli individui. «La Tomba del Cerbero continua a fornire preziose informazioni sul territorio flegreo nei pressi di Liternum, ampliando la conoscenza del passato, e offrendo opportunità per ricerche anche di carattere multidisciplinare», dichiara il soprintendente Mariano Nuzzo. «Negli ultimi mesi, infatti – aggiunge – le analisi di laboratorio condotte sui campioni prelevati in corrispondenza degli inumati e dei letti deposizionali hanno restituito una notevole quantità di dati circa il trattamento del corpo dei defunti ed il rituale funerario messo in atto, arricchendo notevolmente il panorama delle nostre conoscenze. Un lavoro di squadra guidato dalla Soprintendenza che ha visto impegnati archeologi, tecnici, antropologi, paleobotanici, chimici, uniti nel comune obiettivo di interpretare i dati raccolti e svelare il sito nel tempo».

Volta della camera ipogea vista dall’alto – Foto (modificata) da comunicato stampa della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli

Le indagini all’interno della Tomba del Cerbero a Giugliano, quindi, vanno avanti, anche in vista della ripresa degli scavi nella necropoli circostante e delle attività di restauro degli affreschi, finanziati dal Ministero della Cultura grazie anche all’interesse rivolto dall’ex ministro Sangiuliano, che aveva visitato il sito nel novembre dello scorso anno. In attesa della conclusione dei lavori, è possibile vedere un’anteprima dell’interno della Tomba del Cerbero e del suo ultimo rinvenimento attraverso una puntata del programma NOOS, di Alberto Angela, andato in onda il 18 luglio scorso e presente sul portale Rai Play.

Specifiche foto:
Titolo: So-called “Apoxyomenos”
Autore: Marie-Lan Nguyen
Licenza: Vatican Museums, Public domain, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Apoxyomenos_Pio-Clementino_Inv1185.jpg
Foto modificata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *