Il Tempio del Foro di Liternum, Lago Patria – Licenza: CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Nella “città dimenticata” di Scipione l’Africano, collocata nel territorio di Giugliano in Campania, sono venute alla luce nuove importanti testimonianze archeologiche.

Dopo la scoperta della splendida Tomba del Cerbero del 2023 e l’altrettanto importante rinvenimento di un sarcofago affrescato del 2024 (che trovate sul sito, oppure sfogliando i magazine n.18 del 28 ottobre 2023 e 48 del 12 ottobre 2024, scaricabili gratis alla sezione “Magazine”), Giugliano in Campania restituisce un altro pezzo di storia collegata all’antica colonia di Liternum: una necropoli romana che sarebbe stata in uso dalla fine del I sec. a.C. fino alla media età imperiale (II-III sec. d.C.). 

Tabula Peutingeriana del Golfo di Napoli – Foto: Conradi Millieri – Licenza: Public domain, via Wikimedia Commons

L’antica colonia di Liternum

Fondata nel 194 a.C. alla foce del Literno (un emissario tramite il quale in antico il fiume Clanis sfociava in mare), in un’area paludosa e salmastra nei pressi del litorale domizio, tra Puteoli (oggi Pozzuoli) e Volturnum (oggi Castelvolturno), Liternum è diventata famosa per essere stata l’ultimo rifugio di Publio Cornelio Scipione, soprannominato l’Africano per le brillanti vittorie ottenute contro il grande condottiero cartaginese Annibale nella seconda guerra punica. Come molti sanno il generale, che qui morì e fu seppellito nel 183 a.C., si ritirò in una sua villa in esilio volontario, nel 185 a.C., rammaricato per le false accuse di appropriazione indebita mossegli da parte di alcuni senatori. Valerio Massimo, scrittore latino del I secolo a.C., afferma nel suo Factorum et dictorum memorabilium (libri IX, V, III, 2): <<Egli non tacque l’acerbo dolore procuratogli dal volontario esilio e se lo portò nella tomba, facendo incidere sul suo sepolcro: “o ingrata patria, nemmeno le mie ossa tu hai”>>.    

Inumato – Foto (modificata) da comunicato stampa

Sebbene oggi sia poco conosciuta, Liternum custodisce una storia densa di significato, tra gloria militare, decadenza politica e resti archeologici di grande interesse.

Di questa e delle altre colonie fondate nel 194 a.C., ne parla Tito Livio nel suo Ab urbe condita (XXXIV, 45): “Coloniae civium Romanorum eo anno deductae sunt Puteolos Volturnum Liternum, treceni homines in singulas. Item Salernum Buxentumque coloniae civium Romanorum deductae sunt
Deduxere triumviri Ti Sempronius Longus, qui tum consul erat, M Servilius Q Minucius Thermus.”
(“In questo anno furono mandate colonie di cittadini Romani a Pozzuolo, a Volturno e Literno, trecento uomini per ciascuna. Altre egualmente a Salerno e Buxento: le condussero i triumviri Tito Sempronio Longo, allora console, Marco Senilio e Quinto Minucio Termo”). I coloni contribuirono alla bonifica del territorio di Liternum e allo sviluppo iniziale della città. Con il passare del tempo la realizzazione della via Domiziana (tronco costiero della via Appia), costruita nel 95 d.C. per collegare Pozzuoli a Sinuessa, favorì, poi, i traffici commerciali e, di conseguenza, l’evoluzione del centro. Con il progressivo interramento della laguna e l’impaludamento dell’area, Liternum già dal IV secolo d.C. cominciò a vivere il suo declino e finì per essere abbandonata dai suoi abitanti, essendo divenuta malsana. I cittadini ripararono, dunque, nella zona più interna fondando il primo nucleo di Giugliano. Di Liternum si perse la memoria, rimanendone traccia solo in poche citazioni letterarie.

Necropoli – Foto (modificata) da comunicato stampa

Struttura urbana e reperti archeologici

Gli scavi nell’area di Liternum risalgono al 1932 quando le attività archeologiche, guidate da Amedeo Maiuri, riportarono alla luce un impianto urbano tipico romano, con foro, basilica, strade lastricate e un piccolo teatro, databili al II secolo a.C. Al di fuori della città, invece, furono scoperti i resti di un tempio e di un impianto termale di epoca repubblicana e, successivamente, una necropoli di età imperiale (II secolo d.C.) e le vestigia dell’anfiteatro, verosimilmente realizzato nel corso del I secolo a.C. ma con una serie di rifacimenti databili tra il I e il II secolo d.C.

L’area archeologica, per decenni abbandonata e ridotta quasi a una discarica a causa della totale incuria, dal 2024 ha ripreso a vivere ed è tornata ad essere fruibile da tutti. Tuttavia, l’aspetto più significativo di questo rinnovato interesse si lega alla ripresa delle campagne di scavo, in primis attraverso il Progetto Liternum. Nata nel 2012, e ancora in atto, sotto la direzione di Salvatore De Vincenzo (docente dell’Università degli Studi della Tuscia), puteolano di nascita, l’iniziativa ha riproposto scavi archeologici e successivamente indagini geofisiche nel foro e nel territorio circostante alla colonia romana, condotte grazie all’uso di georadar – o GPR (Ground Penetrating Radar). Tali attività hanno anche la finalità di verificare un’eventuale occupazione della zona già in una fase anteriore, con l’acquisizione di ulteriori dati sull’identità culturale dell’insediamento, vista la sua strategica posizione, prossima al confine tra le sfere d’influenza territoriale di Greci ed Etruschi.

Intonaco recinto – Foto (modificata) da comunicato stampa

Le nuove scoperte: epigrafi e strutture funerarie risalenti all’età imperiale

La ripresa dei lavori sul campo sta dando i suoi frutti e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli ne ha dato l’annuncio nel mese di marzo di quest’anno. Infatti gli scavi diretti da Simona Formola nella zona prossima al Foro e all’Anfiteatro della colonia romana, già sottoposta a vincolo ministeriale diretto, hanno permesso di individuare una vasta necropoli estesa per oltre 150 mq.

Allo stato attuale sono stati portati alla luce due recinti funerari, uno dei quali presenta al centro un mausoleo quadrangolare in opera reticolata di cubilia in tufo grigio di 3 m per lato, con nicchie intonacate lungo il perimetro per ospitare urne cinerarie.

Tombe a echytrismos – Foto (modificata) da comunicato stampa

Le due strutture rinvenute conservano ancora tracce di intonaco bianco, con decorazioni successive in rosso, e sono separate da uno spazio chiuso. È stato scoperto, inoltre, un profondo pozzo in muratura, verosimilmente usato per scopi cultuali.

Intorno ai setti murari, sono state poi ritrovate circa venti tombe di diversa tipologia: a cappuccina (detta così perché, se guardata in sezione frontale, ha la forma di un triangolo come il cappuccio dei frati); ad enchytrismòs (è un tipo di sepoltura, usato in epoca preistorica per inumare i bambini, che consisteva nel deporre il corpo in posizione rannicchiata all’interno di un vaso in terracotta detto pithos); a cassa di tegole, con copertura in muratura.

Tombe a cappuccina – Foto (modificata) da comunicato stampa

Secondo gli archeologi, le diverse fasi edilizie delle strutture rinvenute e alcuni oggetti di corredo, come monete, lucerne e piccoli vasi raccolti nelle sepolture, attesterebbero una continuità di uso della necropoli per circa quattro secoli a partire dal I a.C. sino alla media età imperiale (II-III secolo d.C.). Il materiale offre quindi uno spaccato di informazioni importanti sulla vita quotidiana, sulle dinamiche sociali e sui rituali delle comunità che hanno abitato il sito. Significative, poi, sono le diverse iscrizioni funerarie in marmo, tra le quali spicca per valore storico quella che reca l’epitaffio di un gladiatore.

Tombe a cassa di tegole – Foto (modificata) da comunicato stampa

L’impegno della Soprintendenza nel prosieguo delle ricerche a Liternum

Il soprintendente Mariano Nuzzo ha sottolineato l’importanza di proseguire nelle indagini e nello studio dei materiali non solo per individuare meglio il perimetro urbano della colonia, di cui si sa ancora troppo poco, ma anche per approfondire la conoscenza di un territorio che può essere considerato di rilevanza cruciale dal punto di vista storico e archeologico: “Il territorio di Giugliano sta vivendo un momento particolarmente fecondo dal punto di vista della ricerca archeologica, prima con la scoperta della Tomba del Cerbero ed ora con questa necropoli che, grazie anche all’ottimo stato di conservazione delle strutture murarie e delle sepolture, aggiunge un tassello importante alle nostre conoscenze relative alla vicenda insediativa della colonia di Liternum e costituisce un’opportunità unica per approfondire lo studio della civiltà antica e del contesto storico e culturale dell’epoca”. La Soprintendenza ha anche ribadito il proprio impegno nella tutela e nella promozione dei beni culturali, affinché le preziose testimonianze, come quella di Liternum, possano essere non solo approfonditamente studiate, ma anche condivise con un pubblico che ci si augura possa essere sempre più vasto. Attualmente, per informazioni sulle modalità di accesso all’area archeologica è opportuno riferirsi all’indirizzo e-mail  prolocodomitia@libero.it 

Lucerna – Foto (modificata) da comunicato stampa

Specifiche foto dal web

Titolo: Tempio Liternum – Il Tempio del Foro di Liternum, Lago Patria
Autore: [[:c:User:{{{1}}}|{{{1}}}]]
Licenza: CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Link: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Tempio_Liternum.JPG
Foto modificata

Titolo: Tabula Peutingeriana Golfo di Napoli
Autore: Conradi Millieri
Licenza: Public domain, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Tabula_Peutingeriana_Golfo_di_Napoli.jpg
Foto modificata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *