Foto: Giorgio Manusakis

Trama

Aspettando l’aurora sulle colline, tre amici si imbattono in un’auto lenta e silenziosa, che si ferma a poca distanza da loro. Oreste, studente di Medicina cresciuto in campagna, e Pieretto, il più intellettuale e studente di Legge come il narratore della storia che ha ora inizio, vedono scendere dalla macchina un uomo che pare morto: è Poli, il giovane figlio di un commendatore di Milano e proprietario di una grande villa sulle colline, il Greppo.

“Mi sento come un Dio stanotte”, dice con una voce rauca e imbottita ai tre, di cui conosce Oreste. Li invita al Greppo, ma ciascuno si farà riaccompagnare a casa, quella notte. Con disappunto dell’io narrante, per il quale Poli è un incosciente, Pieretto esprime ammirazione verso quel giovane capace di divertirsi. I tre trascorrono un’altra notte con Poli, ma questa volta è in compagnia di Rosalba, una sua amante, la quale è consapevole del rapporto oramai logoro che li lega. La mattina dopo ciascuno torna nella propria abitazione, dove le ore scorrono tranquille fino a sera, quando giunge una notizia del tutto inaspettata: Poli è moribondo per una pallottola sparatagli da Rosalba. Oreste e Pieretto vanno in ospedale a fargli visita, trovandolo drogato, al punto che ride ancora beatamente. Il padre commendatore, giunto da Milano, riesce a evitare che si parli di tentato omicidio, facendo declassare il tutto a “disgrazia”. Rosalba accetta di andare in una casa di suore, mentre Poli viene curato. Nel frattempo, Oreste e Pieretto partono per il mare, invece il narratore resta in città dove prepara alcuni esami e socializza con Rosina e altre coetanee, fino a quando, ad agosto, raggiunge i suoi amici al poggio di Oreste sulla collina. Da qui partono un giorno per andare a far visita a Poli. Giunti alla sua villa, scoprono che è sposato con Gabriella, una donna bella, attraente e ambigua, alla quale il commendatore affida il figlio, mai del tutto sanato, nella speranza che la permanenza nella tenuta di campagna possa allontanarlo dalla vita di città, fonte dei suoi mali. L’abbandono e la solitudine del Greppo, di cui il narratore si innamora, sono poco congeniali alla natura di Poli e Gabriella, che sentono maggiore affinità con la natura corrotta del contesto sociale cittadino. Invitati dalla coppia, che si dice annoiata, dopo pochi giorni i tre amici ritornano al Greppo e vi si fermano. Così, i cinque passano intere notti a bere, a giocare e ad ascoltare musica, mentre di giorno ragionano sulla vita e su Dio. Per Poli, tutto si può comprare, solo ciò che si è dipende da ciascun individuo; se Dio è in ciascuno, allora Lo si può cercare nelle azioni, anche se, per conoscersi veramente, occorre toccare il fondo. Il tempo sembra trascorrere sereno, finché Poli si sveglia fatto di cocaina, il che funge da pretesto per una discussione tra il narratore, contrariato dal comportamento del padrone di casa, e Pieretto, che incolpa di tutto ciò il mondo in cui i padri fanno troppi soldi, per cui “invece di partire da riva, come le bestie, i figli si trovano nell’acqua profonda quando ancora non sanno nuotare e allora bevono”. Prima dell’ultima notte passata assieme al Greppo, Poli annuncia il suicidio di Rosalba e la sua intenzione di trascorrere l’inverno in questa villa che è il luogo della sua giovinezza, vissuta da libertino ancor prima di diventare uomo. “Vivere è facile quando si sa liberarsi dalle illusioni”, conclude Poli, prima di sentirsi nuovamente male.

Lasciando il Greppo, Poli e Gabriella partono alla ricerca di una salvezza in cui tutti stentano a credere, mentre i tre amici, che non hanno mai oltrepassato il limite, sono pronti a riprendere la solita routine.  

Perché leggerlo

L’educazione sentimentale passa dal senso del pudore per i sentimenti propri e altrui, di cui avremmo tutti un gran bisogno. Come i tre amici che danno vita a questo romanzo scritto da Cesare Pavese nel 1948, entrando nel mondo di Poli, ci ritroviamo catapultati in una realtà in cui la droga e l’alcol sono le materie prime usate per colmare i vuoti di cui tutti soffriamo. Come i tre amici, sentiamo emergere in noi ciò che, per quanto desiderato, è tenuto a freno, nella consapevolezza che superare il limite equivale a lasciarsi andare alla debolezza del momento. Cedere non aggiunge alcun valore alla vita, anzi la impoverisce di esperienze vissute consapevolmente. Tutta la realtà che ci circonda cambia a seconda del punto di vista che adottiamo per osservarla e di quanto carichiamo di significati la quotidianità, nella speranza che sia meno noiosa. Lo notiamo nella frattura tra città e campagna, tra un mondo che segue le logiche del denaro e uno che asseconda il ritmo della natura. E nelle conseguenze di tale contrapposizione, da un lato c’è l’anticonformismo di Poli che vive in una routine fatta di perversione, dall’altro lato c’è la capacità dei tre amici di saper discernere tra i propri istinti quello che porta a costruire qualcosa di bello, anche se ciò significa attendere che i tempi siano maturi, senza forzare gli eventi o la volontà altrui.      

Nel secondo romanzo della raccolta intitolata “La bella estate”, l’iniziazione all’età adulta viene mostrata attraverso l’esperienza della coppia di sposi corrotti dalla tentazione, alla quale cedono fino alla noia, che è la sconfitta della passione. Ma anche attraverso l’ingenua curiosità di tre studenti universitari che, pur subendo il fascino della tentazione, non ricercano il vizio e per questo si potranno salvare, tornando a vivere una quotidianità priva di noia perché piena di nuove mete da raggiungere.

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