Foto: Giorgio Manusakis

Trama

Da Cabiaglio, un paesino di seicentocinquantacinque anime che sorge tra Varese e il Lago Maggiore, Mario, il diciannovenne figlio del postino Isidoro Fochi, parte per la Grande Guerra, che da tre anni contrappone l’Italia all’Impero austro-ungarico. Sul bus che lo porta al fronte incontra il compaesano Ernesto De Maria, arruolatosi sin da subito in quel conflitto armato che, da nipote del garibaldino Ezechiele Zanzi, vede come l’epopea della sua generazione. Dal fronte Mario oltre che alla famiglia scrive lettere alla sorella di Ernesto, Pia, che, poco prima di prendere le armi, aveva baciato, promettendole che, se fosse tornato vivo, l’avrebbe chiesta in sposa. Da quel momento Pia attende le lettere di Mario e la proclamazione della pace tanto quanto sua sorella Lina, fidanzatasi con Agostino Buffa, un ufficiale alpino già premiato con una medaglia per la Guerra di Libia. Nella casa dell’uva fragola le settimane scorrono nell’attesa delle missive di Ernesto, Mario o Agostino, finché un giorno Lina riceve una lettera che annuncia il ferimento di Agostino: corre dai genitori di lui a Varese e qui scopre che l’amato ha perso una gamba. Nonostante ciò, decide prima di aspettarlo e poi di sposarlo. La cerimonia viene celebrata un anno dopo in chiesa ma senza festeggiamenti, perché entrambi hanno un fratello ancora impegnato a combattere.

La disfatta di Caporetto è ormai alle porte. È l’ottobre del 1917, il generale Luigi Cadorna, ritenuto da tutti il responsabile della sconfitta, lascia la guida dell’esercito al comandante Armando Diaz. Il 1918 si apre con la Resistenza lungo il Piave e le battaglie sul Monte Grappa. A maggio il battaglione in cui si trova Ernesto De Maria viene travolto da una valanga, il suo corpo viene recuperato pochi giorni dopo. A Cabiaglio si celebra la messa; nella casa dell’uva fragola tutti hanno rispetto per la stanza del povero Ernesto, che custodisce dei segreti oltre che oggetti e cimeli. Nulla viene svelato alla madre Ezechiella per evitarle un ulteriore dispiacere, ma le sorelle De Maria continuano a cercare la verità su un incontro che ha cambiato la vita del fratello poco prima della sua morte. Intanto, al primo figlio di Lina e Agostino viene dato il nome di Giovanni Ernesto proprio in memoria dello zio. Lina diventa mamma anche di una bambina, Franca Maria, mentre Pia scopre la ragione per la quale il figlio del postino non le scrive più: Mario va alla casa dell’uva fragola per darle le condoglianze per la morte di Ernesto, ma non le chiede scusa per il lungo silenzio, perciò lei non accetta la sua proposta di rimanere amici.

Finita la guerra e sopravvissuti alla Spagnola, i membri della famiglia De Maria vanno incontro al proprio destino. Enrico, il solo fratello di Ernesto partito in guerra, dopo essere tornato vivo dal conflitto, lascia l’esercito, si stabilisce a Torino e sposa una giovane dalla quale avrà poi quattro figli. L’altro fratello, Vittorio, dopo cinque anni di fidanzamento si sposa e va a vivere a Milano, dove si trasferiscono anche i genitori con le sorelle nubili, che per anni torneranno alla casa dell’uva fragola di Cabiaglio solo d’estate. Fino al 1933, quando, alla morte del padre Giovanni, emergono i debiti che portano la famiglia De Maria sull’orlo del baratro finanziario. A Ezechiella e alle figlie non resta nulla dopo aver venduto quanto necessario a ripagare i debiti. Ma Agostino attraverso l’“operazione uva fragola” diventa il proprietario della dimora e permette alle donne di trasferirvisi stabilmente. Con gli anni Cabiaglio, come il resto d’Italia, scivola verso il fascismo e gli scontri tra rossi e neri, mentre Ezechiella, anziana e malata, muore dopo essere venuta a conoscenza del segreto di Ernesto. Le sue figlie potranno continuare a vivere nella casa dell’uva fragola, come promesso da Agostino, il cui figlio, Gian Ernesto, parte per la guerra.

Perché leggerlo

Com’è bello leggere di una famiglia unita e sana, che è esistita veramente, contribuendo alla storia di un Paese di cui andare fieri e per il quale è giusto continuare a spendersi. Commuove il sacrificio di chi, volontariamente o meno, ha dato tutto se stesso per gli altri e per noi, che ce ne dimentichiamo e così facendo ne sciupiamo il ricordo, il sacrificio.

Il conflitto, la morte, l’amore, la nascita, l’epidemia, l’amicizia, la festa, il fallimento, la rinascita, la guerra sono tutte stagioni di una vita che si rinnova, come quella della famiglia De Maria, che è poi quella dell’Italia intera. A fare da cornice alle vite dei suoi membri e dei loro segreti, tutti svelati nel libro, è la pianta dell’uva fragola, che si intreccia come i destini dei suoi membri, di generazione in generazione, a cominciare da quelli delle sue donne, sentimentali e forti, virtuose e valorose. È quindi difficile non provare trasporto per i De Maria, i Zanzi, i Porrani, le altre famiglie e per la testimonianza di vita che tutte trasmettono.

La narrazione è lenta e ricca di dettagli che aiutano a entrare nello spirito della società della fine dell’Ottocento e della prima metà del Novecento. Forse le diverse vicende dei tanti personaggi in una successione temporale segnata a tratti da salti cronologici può richiedere più attenzione del dovuto, ma la semplicità del lessico ripaga da ogni sforzo di comprensione degli eventi. Inoltre, la descrizione di usi e costumi arricchisce questo romanzo storico di spunti di riflessione sulle nostre radici.

Abituati come siamo a scorrere velocemente i messaggi colloquiali rilanciati sui social, ci farà bene provare un po’ di fatica a leggere o ad ascoltare la lettura di un libro privo di dialoghi diretti, come è questo romanzo storico pubblicato nel 2023. Ne vale davvero la pena perché, oltre ad allenarci all’ascolto dell’altro, ci insegna a pazientare per far rivivere dei personaggi reali con cui (ri)scoprire qualcosa delle proprie origini e andarne fieri.

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