Un momento della conferenza stampa – Foto: Lucia Montanaro

Al Mann, venerdì 16 febbraio, è stata ufficialmente presentata la mostra “Gli dei ritornano”, al cui interno sono esposte le principali testimonianze archeologiche rinvenute a San Casciano dei Bagni (SI) presso il sito termale del Bagno Grande.

Dopo essere stati già ammirati in una prima tappa romana presso le Scuderie del Quirinale, i pregevoli manufatti sono giunti agli inizi del 2024 nei laboratori di restauro dell’Archeologico di Napoli per essere sottoposti ad alcuni interventi illustrati in anteprima alla stampa lo scorso 30 gennaio. Da venerdì 16 febbraio i reperti del santuario del ‘Bagno Grande’ sono esposti al pubblico sino al prossimo 30 giugno nelle sale di una sezione del Mann di recente rinnovata.

Gli interventi nella conferenza stampa di presentazione

Ad introdurre la conferenza di presentazione della mostra “Gli dei ritornano” presso l’Auditorium del Mann è stato il direttore generale dei musei, nonché direttore ad interim dell’Archeologico partenopeo, Massimo Osanna: “Al di là di motivi personali, la scelta di Napoli e del Mann come nuova tappa di questa mostra si lega in primis al fatto che questa città può essere considerata, essa stessa, come un grande museo archeologico. Inoltre, la vicenda della scoperta dei bronzi di San Casciano sembra avere qualcosa in comune con quella dei materiali ospitati al Mann sin dal ‘700. Come in quell’epoca l’Europa rimase folgorata dai ritrovamenti di Pompei ed Ercolano, grazie ai quali per la prima volta si riuscì ad entrare nella vita quotidiana dei suoi abitanti, così anche per San Casciano l’emergere dei reperti è stato qualcosa di meraviglioso e folgorante, in primo luogo per gli archeologi impegnati negli scavi e poi per tutta l’opinione pubblica. Anche in questo caso – ha proseguito Osanna – si è potuto entrare nella vita di chi ha vissuto prima di noi mediante gli oggetti quotidiani e di culto che sono per certi versi familiari con quelli delle case pompeiane e ci raccontano ansie, speranze, paure di persone che chiedevano fertilità, salvezza e guarigione dalle malattie. La mostra – ha poi concluso il direttore generale dei musei – ci permette anche di inaugurare nuovi spazi museali del Mann, il cui restauro si è da poco concluso e che saranno dedicati all’allestimento di mostre temporanee”.   

Il direttore generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Luigi La Rocca, nel prendere la parola dopo l’intervento di Massimo Osanna, ha evidenziato come quello di San Casciano dei Bagni sia un progetto di ricerca già iniziato nel 2018, sulla base di un’intuizione dell’allora funzionario archeologo Jacopo Tabolli e delle notizie di rinvenimenti avvenuti in questo comprensorio già a partire dal ‘500: “L’obiettivo del nostro lavoro è di fare nuove mostre in progress come questa – ha così proseguito il direttore – che possano arricchirsi di pari passo con scavi e restauri, dimostrando, dunque, che ricerca, tutela e valorizzazione sono elementi facenti parte, tutti, di una stessa filiera”.

Alla conferenza dell’Auditorium del Mann ha partecipato anche il sindaco del Comune di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti, che ha rimarcato la dimensione di familiarità che oramai caratterizza i reperti scoperti in questi anni di scavo all’interno della sua comunità cittadina:” I bronzi sono solo una parte di un progetto che darà nuova linfa al nostro comune e che prevede, tra i suoi obiettivi, la realizzazione di un parco archeologico-termale”. Il primo cittadino ha concluso il suo intervento con l’annuncio della candidatura di San Casciano, insieme ad un gruppo di comuni limitrofi del Senese, come Capitale Italiana della Cultura 2026.

La relazione di Jacopo Tabolli, docente dell’Università per Stranieri di Siena e coordinatore scientifico dell’equipe impegnata nel sito del ‘Bagno Grande’, si è concentrata su uno dei più importanti ritrovamenti dell’ultima campagna di scavo: “Un muro facente parte del tempio costruito presso la fonte del Bagno Grande, già anticamente mal rialzato e da noi indagato quest’anno, ci è apparso formato non solo da semplici blocchi ma anche dalla base reimpiegata di un donario in travertino”. A caratterizzare il reperto, visibile nella mostra del Mann, è la presenza di un’epigrafe bilingue: ”Sulla sua superficie, sul lato destro, sono state trovate scolpite le prime lettere di un’iscrizione in etrusco, da leggere da destra verso sinistra. Una volta estratta dal muro – ha evidenziato Tabolli – la base ha rivelato sul lato sinistro anche un ulteriore testo in latino, leggibile da sinistra a destra. Entrambe le iscrizioni menzionano una divinità della Fonte che presumibilmente doveva essere rappresentata sopra questo donario. Piuttosto rara come tipologia in ambito religioso, l’epigrafe bilingue di San Casciano è particolare in virtù del fatto che le due versioni del suo testo non sono uguali. Infatti, chi scrive in etrusco ha bisogno di dire che la Fonte, al femminile, è sacra; chi scrive in latino, invece, afferma che il Fonte, al maschile, è caldo”. Secondo gli studi paleografici sinora condotti da Tabolli e dalla sua equipe di ricerca l’epigrafe, rivolta ad una platea ampia di fedeli, originari non solo della Toscana ma provenienti anche dal vicino mondo romano, si daterebbe in età augustea.

A concludere la conferenza è stato il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano: “Oggi si realizza un matrimonio felice tra uno dei più grandi musei archeologici del mondo e quello che è stato definito come il più importante ritrovamento italiano dopo i Bronzi di Riace. Con questa mostra affermiamo i valori del trascendente e del mito che ci aiutano a vivere e ad esistere come comunità, contrastando il nichilismo diffuso nell’odierna società”. Secondo quanto affermato dal ministro, i reperti del santuario del ‘Bagno Grande’ saranno esposti in modo permanente presso il Palazzo dell’Arcipretura di San Casciano, che diventerà così un polo dedicato alla storia ed all’archeologia sia del piccolo centro che di tutto il suo territorio circostante.

Al Mann quattro reperti inediti e tante altre meraviglie…

Rispetto alla prima mostra del Quirinale, svoltasi tra giugno e dicembre 2023, quella del Mann risulta arricchita dalla presenza di nuove testimonianze recuperate durante la campagna di scavo della scorsa estate. Oltre alla suddetta base di donario menzionata da Tabolli nella conferenza stampa, nell’allestimento napoletano è possibile ammirare una statuetta di donna orante, databile intorno alla metà del II secolo a.C. e ritrovata insieme ad altre offerte all’interno di una vasca del santuario. Pressoché integra, escludendo alcune dita della mano destra, la figura rivela grande eleganza sia nell’acconciatura dei capelli, con trecce che scendono sul petto, sia nel manto trasverso avvolto sopra il tradizionale chitone. Ulteriori testimonianze inedite sono un rene miniaturistico, dedicato da un fedele per richiedere agli dei qui venerati la guarigione da una malattia, ed un pendente in cristallo di rocca a forma di pesciolino, scoperto all’interno di un focolare insieme alla lama metallica di un coltello. La scelta di questo materiale trasparente potrebbe ricollegarsi tanto ad una finalità sanitaria, come quella di curare le ferite, quanto prettamente simbolico-religiosa, richiamandosi nel suo aspetto ai pezzi di ghiaccio utilizzati per ritardare la decomposizione dei cadaveri.

Donna orante, uno dei reperti sottoposti a restauro – Foto: Lucia Montanaro

Come altri esempi di statuaria, nella mostra del Mann, sono particolarmente degni di attenzione una figura di togato del I secolo a.C., molto simile all’Arringatore custodito al Museo Archeologico di Firenze, ed una coeva statua di Apollo, divinità anch’essa afferente alla dimensione salutare e qui raffigurata nell’atto di scoccare una freccia. Ad impreziosire, infine, questo straordinario corpus espositivo sono diversi ex-voto anatomici (un orecchio è dedicato alla Fortuna Primigenia), un gruppo di monete di età imperiale ed un piccolo fulmine in bronzo, che ricorda il rito del fulgur conditum. In seguito alla caduta di una saetta, nel rispetto di un’antica tradizione romana, tutti gli oggetti del santuario furono infatti deposti all’interno di una vasca ed obliterati da uno strato di tegole. L’evento naturale, verificatosi probabilmente nel I secolo d.C. al tempo dell’imperatore Tiberio, ha rappresentato e rappresenterà anche per le successive indagini nel sito un importante termine cronologico di riferimento.  

Le interessanti interviste di approfondimento al ministro, ai direttori e al coordinatore scientifico degli scavi, sono visibili nel video a questo link https://youtu.be/5xw1D1DDdCU

6 pensiero su ““Gli dei ritornano”: in mostra al Mann i tesori di San Casciano dei Bagni”

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