Piazza dei Martiri, vista di palazzo Calabritto – Foto Giorgio Manusakis
Ripercorriamo la storia di una delle piazze più note e belle della città partenopea.
Situata nel cuore della Napoli moderna, Piazza dei Martiri rappresenta un perfetto connubio tra la storia millenaria della città e la sua vivace contemporaneità. Ubicata nel quartiere Chiaia, è un punto di riferimento urbano, ma anche un luogo carico di significato storico e culturale.
Nei suoi circa 2500 anni di storia Napoli ha avuto diverse zone che, per un motivo o un altro, hanno rappresentato il fulcro delle attività nelle diverse epoche attraversate. Per quanto riguarda il ‘900 si può considerare, senza dubbio, Piazza dei Martiri il centro di Napoli.
La colonna centrale della piazza – Foto: Giorgio Manusakis
Il simbolo della piazza, la sua colonna centrale, che inizialmente era sola e sormontata da una Madonna, venne installata dai Borbone in quella che, all’epoca, era denominata Piazza della Pace. Essa doveva rappresentare un monumento pacificatore voluto da Ferdinando II, regnante dell’epoca, dopo la rivoluzione del 1848. Un monumento per riconciliarsi con i sudditi dopo l’abrogazione della costituzione a suo tempo concessa. Poi, come sappiamo, la storia è cambiata e, dopo le imprese garibaldine che portarono all’Unità d’Italia, la statua sacra posta alla sua sommità venne sostituita da quella che rappresenta la Vittoria alata, opera dello scultore Emanuele Caggiano, a voler simboleggiare la conquistata libertà.
La statua della Vittoria alata – Foto: Giorgio Manusakis
Intorno alla colonna vennero quindi posizionati i quattro leoni, ognuno dei quali rappresenta un momento particolare della storia di Napoli dell’800: il leone morente, opera dello scultore Antonio Busciolano, allievo di Tito Angelini, rappresenta i martiri del 1799, anno nel quale vi fu una feroce repressione degli insorti patrioti napoletani da parte della dinastia dei Borbone.
Il leone morente – Foto: Giorgio Manusakis
Il leone trafitto dalla spada, opera di Stanislao Lista autore, fra le altre, anche della grande statua di Giovanni Paisiello ubicata nel vestibolo del teatro San Carlo, rappresenta la repressione dei moti del 1820/1821; il leone sdraiato, realizzato da Pasquale Ricca, anch’egli discepolo di Angelini, ha sotto la sua zampa dei documenti che simboleggiano la costituzione del 1848, prima concessa e successivamente rinnegata da Ferdinando II. È un leone ammonitore, che vuole alludere al costo pagato dai Borbone (la perdita del regno) per non aver dato ascolto a quelle istanze di libertà e di democrazia reclamate dai cittadini.
Il leone trafitto da una spada – Foto: Giorgio Manusakis
Infine c’è il leone indomito, scolpito da Tommaso Solari, l’unico dei quattro feroce e pronto all’attacco, che simboleggia i moti che condussero all’Unità d’Italia e che quindi ricorda i caduti garibaldini del 1860.
Il leone indomito – Foto: Giorgio Manusakis
L’istallazione dei leoni segna un passaggio di importanza del monumento nel suo complesso. Da monumento borbonico diviene simbolo di quelle lotte che, dal 1799 fino alle imprese garibaldine, hanno reso Napoli una capitale libera dal dispotismo dei Borbone.
La piazza, simbolo delle battaglie tra la dinastia borbonica e quella del risorgimento napoletano e nazionale (battaglie materiali, ma anche della memoria), ha però una storia più antica che parte dalla fine del 1600.
Una volta essa era un largo nominato Santa Maria di Cappella Nuova per la presenza di una chiesa poi abbattuta per allargarne lo spiazzo fra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700. La creazione della piazza rappresentò, con altre, una nuova realtà urbanistica per la città che da sempre ha rivolto il suo sviluppo verso oriente, basta guardare grandi esempi del centro antico come piazza del Gesù o San Domenico Maggiore, che vivono all’interno delle mura della vecchia città greco-romana, sul tracciato dei decumani. Largo Santa Maria a Cappella Nuova, invece, si sviluppò esattamente dalla parte opposta, a ridosso delle mura occidentali. Quindi, all’epoca, la realizzazione della chiesa e della prospiciente piazza ha rappresentato un primo significativo sguardo di interesse di costruttori e nobiltà verso modelli di vita che preferivano costruzioni in luoghi più aperti rispetto all’affollato centro antico. Ma tale fenomeno coinvolse anche quella borghesia che inizia a contare e che vuole realizzare le proprie residenze all’altezza di quelle dei nobili nell’area dei decumani, ma comunque a ridosso del centro di potere, rappresentato dalla vicina Piazza san Ferdinando (ora piazza Trieste e Trento). Si assiste quindi al primo timido tentativo di espansione che avrà il suo culmine in pieno 1900.
Nella prima metà del 1700, secolo di splendore per la città di Napoli per la guida illuminata di Carlo di Borbone, per le riforme e per l’illuminismo, vengono realizzati due dei tre grandi palazzi che ancora oggi fanno da cornice alla piazza.
Piazza dei Martiri tra il 1890 e il 1900 – Licenza foto: CC BY 2.0 – Wikimedia Commons
Palazzo Calabritto, forse il più bello, fu realizzato agli inizi del ‘700 e successivamente profondamente modificato nel 1754 su un progetto di Luigi Vanvitelli. L’edificio ha due ingressi, uno dalla piazza e l’altro, che era quello principale, dalla laterale via Calabritto, strada realizzata nell’occasione in accordo con le autorità (in cambio della concessione ad effettuare i lavori e realizzarvi un portone monumentale), per permettere la congiunzione pubblica con la sottostante Piazza della Vittoria e, quindi, dare sfogo verso il mare.
Palazzo Calabritto ha ospitato importanti realtà per Napoli. La S.S.C. Napoli ha avuto sede nel palazzo nella seconda metà degli anni ’80 e importanti spazi sono stati occupati dalla galleria Morra, in cui hanno esposto molti artisti internazionali tra gli anni ’70 e la fine degli anni ’90. Oggi è sede, tra l’altro, del JUS Museum, che è uno spazio espositivo e galleria d’arte con proposte dal secondo ‘900 alla medialità contemporanea, con opere di artisti che si appoggiano con diverse modalità ai nuovi media.
In posizione quasi prospiciente a Palazzo Calabritto, qualche decennio dopo fu costruito Palazzo Partanna, realizzato da un altro architetto molto importante a Napoli: Mario Gioffredo, che peraltro ha lasciato la sua firma sulla colonna a sinistra dell’ingresso. L’edificio deve il suo nome alla duchessa di Partanna, Lucia Migliaccio (figlia del duca di Floridia) che, rimasta vedova del principe di Partanna, divenne moglie morganatica di re Ferdinando I. A Napoli la nobildonna siciliana è però più nota come duchessa di Floridia e il suo nome è legato alla Floridiana, splendida villa con parco panoramico sul golfo a lei dedicata dal re.
Palazzo Partanna, che oggi offre ospitalità alla Unione Industriali di Napoli, è stata anche la sede, dal 1969, della prima galleria di arte moderna: la Modern Art Agency, fondata a Napoli nel 1965 da Lucio D’Amelio, uno dei protagonisti del mercato dell’arte contemporanea internazionale per oltre un trentennio. I locali oggi ospitano la galleria di arte moderna Casamadre.
Palazzo Partanna – Foto: Giorgio Manusakis
Il terzo edificio che corona la piazza, la cui importanza per la storia di Napoli è legata al nome di chi lo fece costruire, è Palazzo Nunziante, progettato da Enrico Alvino e realizzato nel 1856. Ubicato sulla destra di Palazzo Calabritto entrando in piazza, provenendo da via Morelli (già denominata via Nunziante), è l’emblema non tanto di un’importante aristocrazia, quanto di una borghesia un po’ nobile che conta sempre di più. Alessandro Nunziante è tristemente celebre perché è l’uomo che i borbonici di allora e i neoborbonici di oggi accusano di aver tradito platealmente la causa del giovane e ultimo re della Due Sicilie, Francesco II, a molti noto con il suo soprannome Franceschiello. La storia ci dice che Nunziante, all’epoca generale dell’esercito borbonico tenuto in grande considerazione da parte del re, nel 1860, quando Garibaldi conquistò la Sicilia, decise di lasciare le truppe dopo averle sobillate contro il re, senza riuscirci, per schierarsi dalla parte dei Savoia che poi tanto lo beneficiarono (è stato generale del regio esercito d’Italia, nonché parlamentare). Un tradimento mai perdonato dai napoletani leali ai Borbone. In termini certamente negativi ne parla Domenico Margiotta nel suo libro Ricordi di un Trentatre, il capo della massoneria universale (Delhomme e Briguet editori, Parigi 1895). Margiotta, un ex capo della massoneria che oggi definiremmo pentito, nell’affrontare le vicende che avevano portato all’unità italiana, scrive del tradimento di alcune figure storiche napoletane verso il re Borbone, citando l’infedeltà di Nunziante e affermando che fosse dovuta ad ambizione e cupidigia.
Nell’antico giardino, a seguito di un recupero filologico e di un restauro conservativo, è stato aperto un locale che è un mix tra contemporary art gallery e cocktail room, risto-garden e salotto culturale.
Palazzo Nunziante – Foto: Giorgio Manusakis
L’ultimo lato della piazza è delimitato da un fabbricato del XX secolo progettato nel 1958 da Fernando de Blasio; l’edificio, sovrastando l’antistante giardino, crea una continuità con la superiore piazza di Santa Caterina a Chiaia. Piazza dei Martiri è molto più di una semplice piazza; è un simbolo della storia, della cultura e della bellezza della Napoli del XIX secolo. Ogni angolo di questo luogo racconta una parte della storia della città, dalle lotte per l’indipendenza alle moderne trasformazioni urbanistiche. Visitare Piazza dei Martiri significa fare un tuffo nella storia e ammirare la bellezza dell’architettura di una città a quell’epoca in piena espansione. Da sempre regno incontrastato dei gagà partenopei, oggi la piazza è il territorio preferito dai supergriffati e rappresenta ancora, nonostante tutto, uno dei salotti buoni della città. Circondata da eleganti edifici storici, caffè e negozi di lusso, è un punto di riferimento per i napoletani e per i turisti che visitano la città. Qui si svolgono frequentemente eventi culturali e manifestazioni, che la rendono un luogo vivo e dinamico nel cuore di Napoli.
Specifiche foto:
Titolo: Photochrom print by Photoglob Zürich, between 1890 and 1900
Autore: …trialsanderrors
Licenza: CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Flickr_-%E2%80%A6trialsanderrors-_Piazza_of_Martiri,_Naples,_Italy,_ca._1895.jpg
Foto modificata