Foto: Matilde Di Muro

Ara Starck, giovane artista francese formatasi a Londra e operante tra Parigi e New York, approda per la prima volta a Napoli presso lo spazio espositivo Made in Cloister con una mostra che ha aperto al pubblico lo scorso 21 ottobre e sarà visitabile sino al 20 gennaio 2024.

L’artista ama definire la sua vita un “work in progress” e, in effetti, è un continuo sperimentare nel campo dell’arte sotto tutte le forme, attraverso la realizzazione di opere in larga scala e sperimentando le più svariate tecniche e materiali: da quelle multimediali della cosiddetta ‘pittura interattiva’ ai dipinti lenticolari e ai quadri dittici, dall’uso di supporti acustici alle sete e ai tessuti per tappezzerie, dagli oggetti di design alle opere in vetro, dalle collaborazioni nel campo dell’alta moda alla regia di video dedicati ad importanti brand di arredamento. Insomma, un’artista poliedrica e aperta con curiosità alla multidisciplinarietà del linguaggio.

Alcune delle opere di Ara Starck in esposizione – Foto: Matilde Di Muro

Giungendo a Napoli, immaginiamo che tanta curiosità sia rimasta enormemente sollecitata da una città tanto dinamica, ricca di storia, tradizioni, multiculturalità, accoglienza, suoni, odori, sapori e dall’incontro con la fondazione Made in Cloister in un luogo a dir poco affascinante: il Chiostro di Santa Caterina a Formiello.

Una costruzione che in più di 500 anni di storia è passata dall’essere luogo di fede a divenire parte integrante di un lanificio borbonico, uno tra i più virtuosi esempi di industrializzazione ottocentesca del sud Italia in concorrenza con le industrie tessili francesi, per poi, cadendo in disuso, divenire area dismessa soggetta ad un progressivo ed inesorabile degrado.

Oggi è un bellissimo esempio di archeologia industriale in pieno centro storico da far rivivere e riqualificare. Ed è ciò che ha fatto la fondazione Made in Cloister con l’ambizione di raggiungere un triplice obiettivo: salvare dalla rovina un complesso rinascimentale ormai al collasso, riportarlo agli antichi splendori e restituirlo alla comunità come volano per l’economia locale, catalizzatore di cultura e polo d’eccellenza dell’artigianato partenopeo e internazionale.

Il chiostro, in epoca borbonica, serviva all’attiguo lanificio, ex monastero domenicano, come essiccatoio delle lane grazie a un’imponente struttura a capriata lignea posta in posizione centrale. Esso è stato abilmente recuperato ed è diventato il fulcro delle attività della fondazione nonché simbolo del progetto di riqualificazione. Il restauro dei luoghi ha interessato le murature del perimetro del chiostro e quel che resta degli affreschi cinquecenteschi, che narrano la storia di S. Caterina D’Alessandria, scoperti tra le vele delle volte a crociera.

L’intera spazialità dei luoghi è ora interamente zona utile alle esposizioni, anche nella parte scoperta del chiostro, attraverso la realizzazione di una copertura in policarbonato trasparente che collega la capriata dell’essiccatoio alle arcate perimetrali del cortile. Lo spazio risulta così protetto dalle intemperie, senza che la luce ne sia in alcun modo ostacolata, ed è pronto, con i portici laterali, a ospitare l’arte a 360°: progetti espositivi in collegamento con musica, readings e performance.

L’area attigua del refettorio è stata recuperata per ospitare uno spazio dedicato al food and drink ed al leisure time arredato da artigiani napoletani (falegnami e marmisti).

È questa la location che ospita le opere di Ara Starck. Ma non si tratta di uno dei tanti allestimenti di opere d’arte in un determinato luogo espositivo quanto, piuttosto, di una vera e propria operazione di site-specific, ovvero di un intervento artistico pensato e realizzato per e nel luogo in cui si inserisce. L’artista è entrata in piena sintonia col cuore pulsante della città e con il desiderio di creatività della fondazione, ovvero l’importanza della valorizzazione delle grandi tradizioni dell’artigianato napoletano e del loro ruolo centrale nel panorama contemporaneo. Infatti, per le sue opere, tutte realizzate in situ con l’uso di tele, legno, vetri e piombo, Ara ha collaborato a stretto contatto con il designer e artigiano partenopeo Paolo Gambardella che ha coordinato i vetrai e gli artigiani del legno napoletani. E, a tal proposito, lei stessa ha dichiarato: “Lavorare con gli artigiani napoletani è stato un elemento chiave nella creazione della mostra, con il profondo desiderio di accogliere lo spettatore nel viaggio che abbiamo fatto con questi maestri vetrai e falegnami”.

Entrando nel chiostro i rumori della strada, piano piano, si affievoliscono, si entra nella tipica dimensione claustrale fatta di silenzio e di luce e, nella parte centrale, si è subito attratti da atmosfere dal colore acceso trasferite su grandi tele: sono nove dipinti che, disposti quasi in cerchio attorno alla capriata lignea centrale, sono orientati ognuno in maniera diversa così da invitare lo spettatore a una sorta di ‘passeggiata teatrale’.           

Panoramica dell’esposizione – Foto: Matilde Di Muro

Opere tutte della stessa dimensione: grandi tele rettangolari in cornici di legno poggiate, con dei cavalletti, direttamente sul pavimento, a portata di sguardo. Si passeggia, si osserva e si ammira…

Le opere non hanno un nome, come spesso siamo abituati a vedere nei musei, ma ognuno può intitolarle secondo il proprio sentire e il riverbero della propria anima. Ciascuna di esse ha anche un ‘retro’ dove vi sono come dei lavori preparatori realizzati con pennellate in nero e in bianco sulla tela grezza: un po’ come le idee quando sono nell’aria prima di divenire realtà, prendere forma e colore. Quest’ultimo è il grande protagonista di queste realizzazioni: colori primari e secondari vibranti, accesi e pieni, restituiscono volumi senza linee ma grazie a ombre e chiaroscuri che definiscono profondità, scorci e dimensioni diverse. Osservando questo o quel dipinto ci si scopre ad inclinare il capo in una direzione piuttosto che in un’altra quasi a voler scorgere un particolare celato dietro a quelle forme a cui ognuno dà una consistenza.

A questo proposito Ara dice: “La mostra è incentrata su ciò che si vede e ciò che non si vede. Ciò che è coperto e ciò che è rivelato. Ciò che viene detto e ciò che viene sussurrato.”

Grande dinamismo: tutto è in movimento, tutto fluisce… ed ecco che in queste opere non è difficile immaginare il traffico dinamico della città che si snoda come grandi serpenti che strisciano lungo le strade.

A tratti i contorni sembrano perdere consistenza, come accade nei paesaggi onirici, eppure conservano forte concretezza. Infatti, più che alla dimensione del sogno, mi sembra che l’artista dialoghi con il passato: quello cinquecentesco tra ponti e arcate che rimandano alla struttura del chiostro e quella ottocentesca con la memoria delle tante matasse di lana colorata che in questi luoghi venivano lasciate ad asciugare per poi divenire tessuti e abiti; e, tra i volumi diversamente colorati, sembrano scorrere e intrecciarsi fasci di filamenti e drappi che appaiono di una consistenza forte come il legame che questi luoghi hanno con la storia.                    

Alcune delle opere di Ara Starck in esposizione – Foto: Matilde Di Muro

I nove dipinti hanno una grande potenza espressiva e sembrano fare da corolla a quella che è l’opera-fulcro di tutta l’esposizione: un gigantesco pannello realizzato in vetro cattedrale posto perfettamente al centro dell’antica capriata, intelaiato in ferro e supportato da un asse verticale rotante.

Grazie ad un movimento lentissimo il pannello gira e si trasforma, prende vita a seconda della luce che lo attraversa rivelando, piano piano, sfumature di colore e verità sempre nuove. L’antica tecnica del vetro piombato rivive in questa realizzazione che Ara Starck aveva già realizzato, nel 2016, in una grande vetrata per l’HA(A)ITZA Hotel a Le Pyla in Francia e, in quell’occasione, ebbe modo di dichiarare: “Le vetrate sono per definizione legate all’impalpabile e sono in continuo mutamento. Prendono vita dalla luce che le attraversa e si trasformano ora dopo ora, dal giorno alla notte. Questa è una delle tecniche più poetiche. Le vetrate hanno una storia, vite, volti nascosti. Gli elementi appaiono e scompaiono.”

L’opera esposta in Made in Cloister, che di giorno rifletterà la luce del sole, mentre di sera sarà animata da luci teatrali che creano una suggestiva atmosfera, è stata interamente realizzata da botteghe e maestranze locali divenendo, così, una grande operazione di recupero della tradizione ma con rinnovato spirito contemporaneo.

Insomma, vale la pena dedicare un po’ di tempo per immergersi in questa atmosfera assolutamente unica sia per la location che per le opere che una giovane artista contemporanea è riuscita a realizzare dialogando con la storia e le tradizioni locali. La mostra è visitabile dal mercoledì alla domenica, con orario prolungato fino alle 22:00 di giovedì sera e sino al 20 gennaio 2024, ma sicuramente oltre continuerà a vivere nella memoria di chi ne avrà fatto esperienza.

Alcune delle opere di Ara Starck in esposizione – Foto: Matilde Di Muro

5 pensiero su “La grande tradizione dell’artigianato napoletano al servizio dell’arte contemporanea: Ara Starck e Made in Cloister”

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