Trama
Nel primo anniversario della morte della madre, una professoressa di pianoforte che le ha insegnato a suonarlo, Sonecka sente forte il bisogno di essere ascoltata da qualcuno che sia disposto a volerle bene e, non trovandolo, ripercorre alcune tappe della propria vita in un libro di memorie.
Il primo ricordo è proprio per la mamma, che l’ha messa al mondo da nubile all’età di trentasette anni, nonostante sappia che il padre non la riconoscerà e non le aiuterà. Si trasferisce con la piccola a San Pietroburgo in cerca di lavoro, perché le famiglie che fino ad allora glielo hanno garantito non sono più disposte a darglielo. Qui Sonecka, figlia del peccato, cresce nella consapevolezza che tutta la loro vita è una irreparabile vergogna. L’ingiustizia di un’esistenza fatta di una povertà impossibile da riscattare con la cultura o qualunque altra cosa fa maturare in lei una rabbia crescente.
A diciotto anni non è bella, non ha bei vestiti, né può consolarsi con il dono di una spiccata intelligenza. Così, quando avviene l’incontro fatale, nel freddo inverno del 1919, con il soprano Marija Nikolaevna Travina, prova odio per la sua vita perfetta piuttosto che gratitudine per il lavoro da accompagnatrice al piano che la cantante le offre. Inizia da subito a provare sentimenti contrastanti: da un lato pensa di dover essere grata e quindi fedele a Marija, dall’altro lato desidera tradirla per farla sentire meno invulnerabile di quanto sembra essere. Sonecka segue Marija e il devoto marito, Pavel Fjodorovic, un ricco mercante, prima a Mosca e poi a Parigi. Qui scopre casualmente l’esistenza di una pistola nella casa dei coniugi e di un altro uomo nella vita della moglie. Prova a nascondere l’arma e a regolare i conti con Marija facendo scoprire a Pavel l’infedeltà dell’adorata moglie. Ma, come ben sa, certi conti solo Dio li può saldare.
Ciò che accadrà non sarà per merito di Sonecka né renderà giustizia ad alcuno: spezzata e finita dal passato, resterà a Parigi senza avere un presente e con un avvenire oscuro ma arricchito dalla speranza che le venga dato ciò che le è stato tolto, se Dio esiste.
Perché leggerlo
Piacerà sicuramente a chi ha letto e apprezzato le Memorie del sottosuolo di Dostoevskij: si ritrovano le domande esistenziali che ci poniamo un po’ tutti, i sentimenti poco nobili che un essere umano può provare a causa della povertà e della solitudine, la vergogna per il ruolo sociale a cui si è destinati sin dalla nascita, l’insoddisfazione per ciò che si vorrebbe essere e avere e quasi certamente non si avrà e non si sarà mai.
Rispetto al libro di Dostoevskij colpisce il pathos con cui Sonecka ricorda il proprio passato perché rende incalzante il ritmo. Il suo personaggio merita il finale aperto che la Berberova gli regala, perché, pur lamentandosi per sfogare il dolore che prova, ha la forza di trasformare la propria forza interiore in ricerca di occasioni utili a vivere dignitosamente e pienamente.
È impossibile non riconoscersi in un desiderio di giustizia, quello di Sonecka, che spesso rischia di trasformarsi in brama di rivalsa verso chi, per sua stessa ammissione, sembra votato a una felicità costante che deriva dalla vita stessa. Dovremmo ricordare che esistono dei confini che, col dovuto sforzo, possiamo superare e altri che non riusciremo mai a oltrepassare, perché le variabili che lo rendono possibile sono molteplici e legate a eventi che non dipendono da noi. La stessa Marija, che a un certo punto potrebbe sentirsi in colpa per l’evento delittuoso che le regalerà maggiore libertà, si autoassolve da ogni colpa e si dimostra pronta a iniziare una nuova avventura che, a ben guardare, è un salto nel buio, perché non conosce il nuovo mondo, che per Sonecka sembra dorato e fatto solo di felicità.
Nina Berberova, scrittrice russa di origine armena, ha letteralmente attraversato tutto il Novecento: nata a San Pietroburgo nel 1901 e morta a Filadelfia nel 1993, per venticinque anni ha vissuto a Parigi da esule. Personalmente è stata una piacevole scoperta e penso davvero che meriti di essere letta e ricordata assieme a L’accompagnatrice, una delle sue creature letterarie.